Arrossamenti, vescichette, geloni: la sindrome Long-Covid, così come viene definita la condizione di chi anche una volta dichiarato guarito fatica a riprendersi completamente, si può sentire (e vedere) anche sulla pelle. Uno studio del Massachusetts General Hospital, presentato al 29° Congresso dell’Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia, mette in evidenza la persistenza di manifestazioni cutanee anche mesi dopo aver superato la fase acuta della malattia.
Che l’infezione da coronavirus possa avere sintomi cutanei è noto, tant’è che anche la nostrana Adoi (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) già qualche mese fa avevano dato indicazioni ai clinici per aiutarli a riconoscere e distinguere rash, desquamazioni e simil geloni quali spie di infezione da coronavirus. Secondo alcuni esperti, inoltre, alcuni segni correlano con la gravità della malattia da coronavirus e possono addirittura essere usati per azzardare previsioni sul suo andamento.
Arrossamenti ed eruzioni cutanee: i segni del coronavirus sulla pelle
Il repertorio dei sintomi cutanei di Covid-19 va dagli esantemi tipo morbillo alle vescicole simili a quelle della varicella, dai pomfi tipici dell’orticaria ai cosiddetti “piedi Covid” in cui compaiono dei simil-geloni e le dita si gonfiano e possono assumere una tonalità bluastra per il coinvolgimento dei piccoli vasi sanguigni della cute. Simili manifestazioni sembrano comparire prevalentemente in persone (spesso bambini e giovani) completamente asintomatiche, oppure con pochi sintomi, e nel giro di poco tempo (10-12 giorni) si risolvono (ma ci sono anche manifestazioni più serie, rilevate in modo particolare nei pazienti ospedalizzati).
Come evidenziato dai ricercatori statunitensi, però, non è sempre così. Ci sono casi (anche se non così frequenti) in cui le manifestazioni cutanee di Covid-19 si trascinano per molto tempo, anche per mesi. Studiarli potrebbe dare informazioni ulteriori per capire la risposta infiammatoria prolungata dell’organismo all’infezione.
Gli esperti del Massachusetts General Hospital hanno valutato mille casi di pazienti long hauler con manifestazioni cutanee di Covid-19, segnalati da 39 Paesi diversi e annoverati in un registro internazionale. Dall’analisi è emerso che nel 5% dei casi le eruzioni morbilliformi e orticarioidi potevano durare fino a 28 giorni (la mediana è stata rispettivamente di 7 e 4 giorni però), mentre quelle papulosquamose anche fino a 70 giorni (mediana di 20 giorni). Perniosi o geloni e “piedi Covid”, invece, in alcuni pazienti si sono trascinati fino a 60 giorni, in un paio di casi fino a 130. “E crediamo che tale fenomeno sia sottostimato nel registro, che sia più comune di quanto emerge da questi dati”, ha dichiarato Esther Freeman, tra gli autori della ricerca.
“Questi dati”, ha concluso il ricercatore, “ci aiutano a capire come Covid-19 può influenzare più sistemi di organi diversi, anche dopo che i pazienti si sono ripresi dall’infezione acuta. La pelle può essere una finestra sull’infiammazione, e mostrarci che può essere ancora in corso in altre parti del corpo”.
Immagine: Hans Braxmeier via Pixabay
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