Lorenzin, per l’eterologa bisogna aspettare

Tre mesi fa la Corte costituzionale dichiarava incostituzionale il divieto di eterologa sancito dalla legge 40. Una sentenza attesa a lungo e che avrebbe acceso le speranze di circa 9mila coppie italiane pronte a chiedere la donazione di gameti per realizzare il proprio desiderio di genitorialità. Ma non ancora. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera  infatti il ministro della salute Beatrice Lorenzin precisa come – perché la decisione diventi effettiva, e i centri di procreazione medicalmente assistita comincino ad eseguire la pratica – bisognerà aspettare che siano pronte le linee guida in materia e attendere alcuni “passaggi in Parlamento” necessari ad aggiornare la legge 40, pensata finora per l’omologa.

I lavori però, assicura la Lorenzin, partiranno già domani, quando venti esperti in materia si riuniranno per discutere questioni relative a sicurezza e qualità della procedura di eterologa. In merito a questa il ministro fa già sapere però quali saranno i punti forti delle regole in materia: test infettivi più stringenti per i donatori, test genetici obbligatori e niente “cataloghi con le caratteristiche estetiche di chi da i gameti”. Sì alla doppia eterologa (con donatori di gameti entrambi esterni alla coppia vale a dire).

Per quel che riguarda il limite di donazioni? Per il ministro sarebbe auspicabile fissare il numero massimo di donazioni di gameti tra 5 a 10 per evitare che nascano troppi bambini (fratelli) da un unico genitore biologico. Donazioni che saranno totalmente gratuite. Inoltre, continua la Lorenzin: “Sarà regolamentata anche la cosiddetta egg sharing cioè la possibilità che donne sottoposte a cure antisterilità mettano a disposizione gli ovociti in sovrannumero. All’estero sono previste delle agevolazioni sul piano dei costi per queste volontarie”.

Tra le questioni da discutere inoltre anche quella relativa all’anonimato dei donatori e alla possibilità di risalire ai genitori biologici: “Legislazioni straniere tendono sempre più a garantire il diritto a conoscere la propria identità e il diritto all’anonimato dei donatori è caduto in diversi Paesi in seguito a contenziosi legali”, conclude in merito la Lorenzin.

Subito dopo l’intervista, sul sito dell’Associazione Luca Coscioni, è apparsa una nota che smentisce gran parte delle dichiarazioni del ministro.

Via: Wired.it

Credits immagine: Forum PA/Flickr

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