La lotta per la sopravvivenza si manifesta anche nelle interazioni fra parassita e parassita. Una ricerca pubblicata su Nature, condotta da ricercatori dell’Università di Oxford in collaborazione con un istituto di ungherese e uno spagnolo, ha dimostrato per la prima volta che la presenza di un batteriofago (o fago, il tipo di virus che attacca i batteri) produce un aumento significativo della frequenza di mutazione nei batteri, fenomeno che non si osserva in mancanza di infezione. Secondo gli autori, la presenza del virus favorisce in qualche modo la selezione degli individui mutati e le popolazioni mutate hanno una probabilità maggiore di causare l’estinzione del fago, poiché hanno evidentemente sviluppato migliori meccanismi di difesa.
Lo studio è stato effettuato su 72 popolazioni di Pseudomonas fluorescens – un batterio patogeno responsabile di malattie come la setticemia post-trasfusionale – di cui 36 esposte al virus e 36 non contaminate. Le popolazioni sono state coltivate e trasferite giornalmente in un substrato nuovo per un totale di 24 passaggi, corrispondenti a circa 170 generazioni. Le osservazioni effettuate al termine del ciclo hanno mostrato che il tasso di mutazione delle popolazioni infette era fino a cento volte più alto che in quelle non infette, e che uno tra i geni con più mutazioni era preposto alla riparazione dei danni del Dna.
Anche la verifica della corrispondenza fra le mutazioni e l’estinzione del fago ha prodotto risultati interessanti: il virus si è estinto in due terzi delle popolazioni infette. (s.s.)
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