Dopo numerosi ritardi e parecchia disattenzione da parte dell’amministrazione pubblica, nell’ultimo anno la spesa per la digitalizzazione della Sanità italiana ha ripreso a crescere: + 17% nel corso del 2014 rispetto all’anno precedente, per un totale di 1,37 miliardi di euro (pari all’1,3% della spesa sanitaria pubblica, cioè 23 euro per abitante), livello che non veniva toccato dal 2010. La fotografia della sanità digitale italiana è stata scattata dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, che ha presentato i dati della sua annuale ricerca al convegno “Innovazione Digitale in Sanità: dai patti ai fatti”.
Al di là della ripresa, se guardiamo le cifre da vicino, non c’è da rallegrasi molto: solo il 13% dei cittadini utilizza la prenotazione online delle visite e solo l’8% accede ai propri documenti clinici sul web. Nonostante le difficoltà, molte regioni italiane stanno avviando il Fascicolo Sanitario Elettronico, anche se l’83% dei cittadini non ne ha mai sentito parlare e l’88% non sa se è attivo nella propria Regione.
Eppure i benefici dell’innovazione digitale nella sanità sono evidenti: per esempio la diffusione della cartella Clinica Elettronica in tutta Italia consentirebbe di risparmiare fino a 1,6 miliardi di euro l’anno. Mentre l’offerta completa di servizi digitali agli utenti, come la prenotazione online di esami e visite, o il download dei referti via mail, consentirebbe un risparmio di circa 350 milioni di euro l’anno alle strutture sanitarie, e oltre 4,9 miliardi di euro l’anno ai cittadini (misurando in termini di denaro il minor tempo impiegato per recarsi nelle strutture e di attesa agli sportelli).
“L’Innovazione digitale rappresenta una leva imprescindibile per fermare quel processo di progressivo deterioramento che rischia di rendere qualitativamente inaccettabili ed economicamente insostenibili i servizi del nostro sistema socio-sanitario e il Governo sembra finalmente muoversi nella direzione auspicata per la Sanità Digitale”, afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità. Secondo l’Osservatorio, nell’ultimo anno Governo, Ministero della Salute e Agenzia per l’Italia Digitale hanno compiuto numerosi sforzi per creare un Patto per la Sanità digitale all’interno del più generale “Patto della Salute”, e quindi ora è arrivato dunque il momento di mettere in pratica i diversi piani, spingendo tutti i collaboratori a dare priorità a un intervento concreto.
Prendiamo per esempio il caso del fascicolo elettronico: secondo l’Osservatorio le Regioni già a fine giugno 2014 hanno presentato i loro piani per realizzarlo ma le numerose incertezze da parte dell’amministrazione centrale hanno minato la fiducia degli amministratori locali nella possibilità di realizzare questo strumento. D’altronde l’FSE non viene richiesto e preteso neanche dai cittadini-pazienti, che non avendo informazioni e non capendo di cosa si tratta non lo reclamano.
Secondo la ricerca dell’Osservatorio cresce, invece, l’utilizzo del digitale tra i medici di Medicina Generale: su un campione di 752 medici si evidenzia un aumento del 13% delle spese del 2014 per l’ICT. Nella maggior parte dei casi i medici accedono a servizi online per consultare referti di laboratorio (il 55%) o riviste specialistiche (il 43%). Per comunicare con i pazienti, i medici utilizzano sempre di più nuovi canali digitali come l’email, gli sms, e whatsapp. Inoltre, sebbene la Telemedicina sia ancora un ambito di sperimentazione (solo il 6% dei medici ha già utilizzato soluzioni di Tele-salute, come il Tele-monitoraggio), i livelli di interesse risultano molto elevati.
Infine, l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità ha sviluppato un modello di evoluzione nell’innovazione digitale per le aziende sanitarie, l’eHealth Journey, individuando 5 ambiti prioritari: amministrativo, clinico-sanitario, relazione con il cittadino, integrazione socio-sanitaria con il territorio, infrastruttura di comunicazione e collaborazione. A secondo dello stato di innovazione, ogni singola azienda sanitaria si colloca lungo un percorso che parte da un “Traditional Healthcare System” (nel quale lo scambio di dati e informazioni avviene solo attraverso documenti cartacei) a uno “Smart Healthcare System”, caratterizzato dalla digitalizzazione dei documenti e dalla presenza di sistemi che consentono di migliorare la cura e l’assistenza al paziente, incrementandone la loro efficienza. A oggi la maggior parte delle aziende italiane si colloca tra il secondo e il terzo livello di maturità in tutti gli ambiti identificati dall’eHealth Journey, fatta eccezione per l’integrazione socio-sanitaria con il territorio, che risulta un ambito ancora meno maturo. Nonostante gli sforzi operati da alcune aziende sanitarie, che hanno già identificato i piani di evoluzione dei propri sistemi informativi, l’Osservatorio sottolinea che nessuna ha raggiunto un pieno grado di maturità. Di Smart, insomma, c’è ancora poco nella sanità italiana.