Mangiare tardi aumenta il rischio di ingrassare

mangiare tardi
(Foto: Kirill Tonkikh on Unsplash)

Non sono solo la dieta e l’esercizio fisico ad influenzare il nostro bilancio energetico. Un fattore collegato al metabolismo energetico dell’organismo è il ritmo circadiano, una sorta di orologio biologico che regola i cicli sonno-veglia, fame-sazietà e i livelli ormonali durante la giornata. Disturbarlo, modificando le tempistiche dell’assunzione del cibo, può alterare il bilancio energetico. Così racconta un gruppo di ricercatori in uno uno studio pubblicato su Cell Metabolism, osservando che mangiare più tardi aumenta il rischio di ingrassare.

Fame e consumo energetico

Per comprendere il lavoro dei ricercatori vale la pena ricordare brevemente alcuni meccanismi di base che regolano la fame e il consumo energetico nel corpo. Esistono due ormoni coinvolti nella regolazione della fame che trasmettono potenti impulsi al cervello, facendoci sentire sazi o affamati. Portano messaggi contrastanti: uno, la leptina, è l’ormone prodotto dal tessuto adiposo, passa al cervello il messaggio di sazietà, l’altro, la grelina, è invece prodotto dallo stomaco e stimola l’appetito e trasmette al cervello il messaggio della fame.

Quando ci alimentiamo non facciamo altro che introdurre energia che viene sempre trasformata e diventa utile per tutte le attività che il nostro organismo deve svolgere durante il riposo e l’attività fisica. Oppure, quando è troppa rispetto a fabbisogni e alle richieste, viene depositata sotto forma di grasso, soprattutto a livello del tessuto adiposo che ha un ruolo fondamentale nella regolazione del bilancio energetico.

Lo studio

Nello studio sono state coinvolte 16 persone con un indice di massa corporea (BMI) nel range del sovrappeso o obesi. Prima dell’esperimento ai partecipanti è stato chiesto di dormire per un numero fisso di ore per 2/3 settimane e di consumare una dieta programmata gli ultimi tre giorni. Ognuno ha eseguito due protocolli per sei giorni: in un esperimento è stato rispettato un programma rigoroso di tre pasti al giorno negli orari normali. Nell’altro, i tre pasti erano gli stessi ma sono stati posticipati di circa quattro ore rispetto al primo.

L’obiettivo dei ricercatori era quello di comprendere gli effetti che si innescano se si variano gli orari dei pasti, in particolare i meccanismi coinvolti nell’assunzione di energia, nel dispendio energetico e nella regolazione molecolare del metabolismo del tessuto adiposo.

Gli effetti dell’orario sulla bilancia

Stando a quanto osservato mangiare tardi raddoppia le probabilità di avere fame rispetto a mangiare presto, con un aumento del desiderio di cibi salati, latticini e verdure, cui corrisponde infatti una diminuzione dei livelli di leptina nel sangue. Mangiando tardi si riducono inoltre sia il dispendio energetico sia la temperatura corporea interna media nelle 24 ore, in particolare durante le ultime 4 ore di sonno.

Per testare se l’orario dei pasti avesse ripercussioni a livello molecolare, in un sottogruppo di partecipanti è stata effettuata la biopsia del tessuto adiposo bianco sottocutaneo. Sono emerse differenze statisticamente significative nell’espressione dei geni coinvolti nel metabolismo dei lipidi. In particolare, mangiando tardi, si riducono l’espressione dei geni responsabili della disgregazione dei lipidi e della lipolisi e dei geni che inibiscono l’adipogenesi. Mentre nei geni responsabili della sintesi lipidica è stata riscontrata una sovra-regolazione. Tutto questo a suggerire come si “smontino” meno grassi e se ne accumulino di più mangiando più tardi. Non sono stati osservati invece cambiamenti significati per quel che riguarda il sonno.

Sebbene la durata e le dimensioni del campione preso in esame siano state limitate, i parametri riscontrati sono in linea con studi simili. Ciò detto i ricercatori suggeriscono come siano necessari altri studi a lungo termine per capire se i cambiamenti fisiologici e molecolari osservati si mantengono a lungo termine. Intendono inoltre testare se i geni che hanno mostrato cambiamenti nella loro espressione possono essere bersagli farmacologici per combattere l’obesità.

Riferimenti: Cell Metabolism

Credits immagine: Kirill Tonkikh on Unsplash