Manuale d’istruzione per Dna

Nature pubblica i primi risultati del progetto Encode (Encyclopedia of Dna Elements), il manuale di istruzione che servirà per capire come dai geni si arriva alla fabbricazione di ogni cellula, tessuto e organo, e comprendere la loro organizzazione. Nel 2001, il Progetto Genoma aveva fornito la prima mappa dei nostri geni, rivelando che  non ne possediamo più di 22 mila, che solo una parte di essi produce proteine, mentre non si conosce la funzione di molte sequenze genetiche che sembrano essere inutili (il cosiddetto Dna spazzatura). Encode, a cui lavorano oltre 80 paesi europei e statunitensi e che vede coinvolte 35 équipe di ricerca, non è che il seguito del Progetto Genoma. Lo studio va avanti da quattro anni ed è coordinato da  Ewan Birney del Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare (Embl) e dell’Istituto Europeo di Bioinformatica della Wellcome Trust.

I ricercatori hanno effettuato circa 200 analisi che hanno permesso di decifrare l’1 per cento del codice genetico (30 milioni di basi nucleotidiche) e hanno dimostrato che il genoma umano viene trascritto in modo ‘ridondante’. Il Dna viene copiato molte volte nel corrispondente Rna, l’altro acido ribonucleico che ha il compito di uscire dal nucleo (dove viene creato) e passare nel citoplasma per essere letto dai particolari organuli (i ribosomi) che assemblano le proteine. Creare più copie è probabilmente un modo per salvare le informazioni che vengono ritenute fondamentali per l’organismo.

Altri risultati del progetto Encode, mostrano che il cosiddetto Dna spazzatura (che studi precedenti avevano già rivalutato come regolatore di determinati geni o di loro funzioni) è in realtà una sorta di deposito di sequenze genetiche. Questo Dna silente presenta infatti strutture di cromatina (il materiale formato dai geni e dalle proteine che costituisce i cromosomi) analoghe a quelle che si trovano nelle regioni del Dna che codificano per le proteine. Secondo gli scienziati, la conservazione di questi ‘pezzi’ di Dna potenzialmente attivi, presenti anche in altri mammiferi, potrebbero avere un ruolo nei processi di selezione naturale.(t.m.)

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