E’ stato il cloruro di vinile monomero (Cvm) a provocare casi mortali di cancro tra gli operai del Petrolchimico di Porto Marghera. Lo ha riconosciuto la Corte d’Appello di Venezia, condannando cinque dirigenti del colosso della chimica (salvati però dalla prescrizione) per omicidio colposo. Rovesciata quindi la sentenza di primo grado pronunciata nel dicembre 2001 che aveva assolto i principali imputati. Tra le prove chiave portate dall’accusa, un documento inglese che dimostra un patto per tenere segreta la cancerogenicità del Cvm, che ha provocato 157 morti, trenta dei quali dall’inizio del processo d’appello, e altri 103 casi di cancro. Anche se i colpevoli non sconteranno la pena, la sentenza resta comunque storica perché, dopo un’inchiesta partita nel 1994, apre la strada alle richieste di risarcimento della Regione Venezia, della Provincia, del Comune, oltre che dei parenti degli operai morti per l’angiosarcoma.. Sono enormi inoltre i danni causati all’ambiente: milioni di tonnellate di inquinanti tossici sono finiti nell’aria, mentre sono stati scaricati nella laguna dal 1984 al 1997 più di cinque miliardi di metri cubi di acqua inquinata, 12 volte il volume di tutto il bacino. La sentenza è stata salutata con favore dalle parti civili e dalle associazioni ambientaliste, che ora ribadiscono la necessità di sostenere il referendum consultivo contro la chimica del cloro a Porto Marghera, lanciato a novembre. (r.p.)
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