Lo scarafaggio diventa una biobatteria

    Cyber-insetti soccorritori equipaggiati con sensori miniaturizzati, microscopici insetti-spia armati di microcamera, libellule da guerra teleguidate munite di sistema GPS. Potrebbero essere queste le applicazioni di uno studio pubblicato sul Journal of American Chemical Society da un gruppo di ricerca della Case Western Reserve University. I ricercatori hanno infatti creato un sistema che promette di trasformare gli insetti in autentiche pile viventi, grazie a una speciale batteria biologica capace di convertire in elettricità il prodotto dei loro normali processi metabolici. Il primo passo verso gli insetti cyborg potrebbe così essere stato compiuto.

    D’altronde è già da qualche anno che in diverse università americane si sta lavorando alla realizzazione di insetti controllabili a distanza, che possano sostituire il personale umano in azioni di soccorso o di monitoraggio in zone altamente pericolose. La priorità per ora sembra quella di trovare una fonte di energia adatta. Come spiega Daniel Scherson, ricercatore a capo del progetto della Case Western: “É virtualmente impossibile creare qualcosa che funzioni come un insetto partendo da zero, utilizzare un insetto è molto più facile. Per fare questo c’è bisogno di energia, per alimentare sensori o per attivare i neuroni dell’insetto e controllarne, così, i movimenti”.

    Sono già diverse le soluzioni high-tech proposte: si va dalle batterie miniaturizzate, a speciali celle solari, fino ad un dispositivo capace di “catturare” l’energia cinetica prodotta dai movimenti alari degli insetti.
    La proposta che arriva dai ricercatori della Case Western è però senz’altro, ad oggi, la più visionaria ed elegante. Impiantando nel corpo di uno scarafaggio una speciale batteria biologica, i ricercatori sono riusciti a trasformare l’insetto stesso in una fonte ricaricabile di elettricità, sfruttando gli zuccheri prodotti dall’organismo dell’insetto durante la digestione.

    La batteria (o pila a combustibile biologica) ideata dal team di Scherson funziona più o meno come una pila normale, convertendo energia chimica in energia elettrica. In uno dei suoi due poli, l’anodo, degli enzimi agiscono in serie per degradare gli zuccheri prodotti dallo scarafaggio durante la nutrizione, e ossidare poi le molecole risultanti con una reazione in cui vengono rilasciati elettroni. Gli elettroni così prodotti viaggiano quindi fino all’altro polo, il catodo, generando una corrente elettrica, e vengono infine dissipati producendo molecole di acqua.

    Per il momento ricercatori sono riusciti a impiantare i due poli di queste batterie biologiche nell’addome di uno scarafaggio e a testarne il funzionamento. Ora sono pronti a portare l’esperimento al livello successivo: rimpicciolire il dispositivo fino a poterlo impiantare completamente nel corpo dell’insetto senza impedirne i movimenti. A quel punto, con l’aggiunta di una micro batteria ricaricabile e di sensori adeguati, i cyber insetti saranno, forse, una realtà.

    Fonte:  Journal of American Chemical Society

    Credit immagine: larskflem / Flikr

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