Preparati all’imprevisto

    Corrado Bartolini, professore associato di Astronomia e Astrofisica, e preside del Corso di Laurea in Astronomia all’Università di Bologna, si occupa da tempo di pianeti extrasolari.

    Professore, come valuta le recenti “stranezze extrasolari” scoperte dai ricercatori americani?

    “Quando si affronta una ricerca su un argomento così nuovo bisogna, come dice Eraclito, essere preparati all’imprevisto; altrimenti non si troverà mai la verità. Dobbiamo quindi aspettarci di trovare dei pianeti che girano su orbite molto ellittiche, e che girano in senso opposto a quello della maggior parte di loro. Ma novità più grande è quella di aver scoperto un certo numero di esopianeti grandi come Giove, o anche di più, a breve distanza dalla loro stella. Questo da un lato è spiegabile con una specie di teoria della “selezione naturale”, in quanto sono più facili da scoprire pianeti di grande massa, vicini alla loro stella. Ma, anche tenendo conto di questo, si è visto che i pianeti di tipo Giove sono più numerosi di quelli che ci si aspettava; dunque, c’è un fatto imprevisto anche in questo.”

    Come vengono superate le difficoltà di rilevazione di questi corpi celesti?

    “Il metodo delle velocità radiali è senz’altro quello che ha consentito di scoprire il maggior numero di nuovi pianeti. E il merito spetta soprattutto ai telescopi di grande diametro, tali da poter raccogliere molta luce, disperderla meglio nei vari colori, facendo uso dell’effetto doppler. Per poter mettere in evidenza pianeti di tipo terrestre, poi, occorrono degli spettrografi molto precisi. E’ proprio grazie a questi strumenti sempre più potenti – e al fatto che sappiamo meglio come e dove cercare – che aumenta il numero di scoperte: basti pensare che solo nel 2000 di esopianeti se ne individuava in media uno al mese, adesso la media è di 6 al mese”.

    Dove porterà questa corsa allo spazio extrasolare?

    “Tra gli studenti di astrobiologia l’interesse per i pianeti extrasolari è sempre maggiore, perché solo qui c’è speranza di trovare una civiltà intelligente. Ma i progressi sono all’ordine del giorno: nell’osservatorio cileno, lo spettrografo Harps è in grado di misurare velocità dell’ordine di un metro al secondo (per avere un termine di paragone, si pensi che un atleta può fare 10 metri in un secondo). Attualmente, inoltre, si sta costruendo anche uno spettrografo da montare sul telescopio nazionale Galileo alle Canarie; sarà in grado di mettere in evidenza variazioni di velocità radiali molto piccole su stelle di bassa temperatura e piccola massa, quelle attorno alle quali potrebbero scoprirsi pianeti di tipo terrestre”.

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