Matematica in 35 mm

Dai trionfi di Hollywood alle luci del palcoscenico, è senz’altro la matematica a meritare l’oscar di attrice protagonista della stagione artistica nazionale e internazionale. Sulla scia di questo successo l’Istituto Nazionale di Alta Matematica e il Dipartimento di Matematica dell’Università “La Sapienza” di Roma organizzano dal 6 maggio al 13 giugno prossimo una rassegna cinematografica tutta dedicata a questa disciplina, “La perfezione visibile: Matematica e Cinema”. Sullo schermo – ogni lunedì al cinema Eden di Roma – successi da poco usciti nelle sale come Enigma o The Bank, insieme a film diventati ormai di culto come Morte di un matematico napoletano di Mario Martone. Ma anche preziosi cortometraggi di Michele Emmer e di Simon Singh. Immancabile la proiezione di “A beautiful mind”, il film sulla vita del matematico americano John Nash che ha incassato ben quattro Oscar. Ma quali ragioni motivano questo improvviso interesse per gli astratti ragionamenti e la ferrea razionalità dei matematici? Cosa ha spinto la gente a superare la atavica diffidenza verso le formule e i paradossi? Ne abbiamo parlato con il matematico americano John Casti, dello Santa Fe Institute nel Nuovo Mexico, in Italia per registrare un documentario su Gödel per RAI Educational. Casti è infatti co-autore di una biografia sul grande logico austriaco, famoso oltre che per i suoi rivoluzionari teoremi, per una tormentata vicenda personale (Gödel, l’eccentrica vita di un genio, di J.L.Casti e W. DePauli, Raffaello Cortina Editore, 2001, pp. 182, euro 17,04).

Professor Casti come mai tanto interesse per la matematica?

“E’ molto difficile spiegare le ragioni di un interesse così vasto per la matematica al di fuori del mondo accademico. In realtà da sempre esiste un nucleo di persone che si interessano a questa disciplina. Basti vedere il successo della rubrica dedicata ai giochi matematici su “Scientific American” o il gran numero di volumi sull’argomento che si possono trovare in libreria. Il caso di Gödel è emblematico: è un personaggio che affascina e incuriosisce i profani perché i suoi lavori non riguardano solo la logica e la matematica, ma soprattutto la filosofia. Del resto gli interrogativi di Gödel sono gli stessi che l’uomo si pone da sempre, per esempio su quale sia il significato profondo della parola verità”.

Pensa che un film come “A beautiful mind” possa aiutare la gente a superare la diffidenza verso la matematica?

“Ho idee molto diverse a riguardo: da una parte sono contento del fatto che qualcuno finalmente si sia deciso a parlare di matematica al grande pubblico. Dall’altra sono preoccupato. Ho maturato questa visione pessimistica quando qualche anno fa venne presentato a teatro “Breaking the code”, una pièce sulla vita del celebre matematico inglese Alan Turing (fu in scena nel 1986 a Londra e dal 1987 al 1988 a New York. n.d.r.). Infatti la rappresentazione si concentrava soprattutto sui problemi che Turing ebbe con il governo britannico a causa della sua omosessualità. Allo stesso modo il film su John Nash è costruito essenzialmente sul suo disturbo mentale, sulla schizofrenia e le alterazioni della realtà da questa derivate”.

Del resto la schizofrenia è un elemento fondamentale della vita del personaggio…

“Mi rendo conto che senza questa incredibile storia personale Nash sarebbe stato qualcuno solo per i matematici e gli economisti. E’ evidente come per raggiungere il pubblico non si possa parlare solo della teoria dei giochi o del teorema di continuità. Bisogna comprensibilmente mettere in scena l’uomo, agganciando l’interesse della gente con l’uncino dei sentimenti.. Poi si butta qua e là un po’ di matematica, sperando che qualcuno ci capisca qualcosa. Ma tutto ciò può portare ad una distorsione della realtà”.

In che senso?

“Per esempio dipingendo il mondo dei matematici come una galleria di eccentrici sempre al limite del collasso mentale. Nel caso di Nash questa eccentricità si è fortunatamente risolta in un lieto fine: il Premio Nobel è una spettacolare via d’uscita per un personaggio che ha avuto tanti guai. Il pubblico ama questo genere di storie che fanno star bene, in cui alla fine il protagonista riesce a riscattarsi. Ma se prendessimo altri casi probabilmente ci troveremmo davanti a situazioni ben più drammatiche: mi riferisco appunto ad Alan Turing, che si è suicidato a causa delle persecuzioni per la sua omosessualità, ma anche alla triste storia di Kurt Gödel, per tutta la vita prigioniero di una grave forma di paranoia, che si è lasciato morire di fame per timore di essere avvelenato col cibo”.

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