Diffidate di chi li pubblicizza come un innovativo rimedio per rendere il sonno più confortevole: i materassi anallergici e antiacaro esistevano già 77.000 anni fa. Erano fatti di strati di foglie della pianta Cryptocarya wodii e venivano bruciati quando, consumati dall’uso, perdevano le loro proprietà repellenti e finivano per riempirsi di insetti.
Gli antenati degli attuali giacigli superigienici sono stati ritrovati nella grotta di Sibudu in Sud Africa, un luogo che ha già dato molte soddisfazioni agli archeologi, consegnando loro prototipi di altri oggetti di uso “moderno”, tra cui le più antiche punte di freccia in roccia, un ago d’osso e una “supercolla” capace di tenere insieme la pietra e il legno.
Che fosse una società all’avanguardia, quella che per un lungo periodo di tempo (da 77.000 a 38.00 anni fa) si è rifugiata nelle cave lungo il fiume Tongati nella provincia di KwaZulu -Natal, era quindi già noto. L’accurata manifattura dei letti che l’archeologa Lyn Wadley dell’ Università di Johannesburg, esperta del Mesolitico, descrive ora su Science non fa altro che confermarlo.
Più antichi di 50.000 anni rispetto a quelli finora conosciuti, i materassi di Sibudu non erano affatto dozzinali: numerosi strati di foglie mischiate con erba ne garantivano la resistenza, tanto da potere essere utilizzati anche come piani di lavoro durante la giornata.
L’originalità però è tutta nel materiale: le foglie di Cryptocara wodii, scelte dagli artigiani preistorici per confezionare il loro prodotto, rilasciavano sostanze chimiche non gradite agli insetti che promettevano l’effetto “antiacaro” del giaciglio e un sonno non interrotto da fastidiosi pruriti. Il desiderio di una “buona notte” ha evidentemente radici lontane.
Via: Wired.it
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1213317
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