Così i gatti riescono a fare le fusa

Che vi salgano in braccio con uno scatto improvviso o si struscino sulla gamba ammaliandovi, poco importa. Per i gatti le fusa sono un momento di puro godimento. Ma in che modo questi felini riescono a produrre quel suono così rilassante? A provare a risolvere questo mistero è oggi un nuovo studio pubblicato su Current Biology, secondo cui i gatti avrebbero una sorta di “cuscinetti” incorporati nelle corde vocali. Queste strutture, quindi, aggiungerebbero uno strato extra di tessuto adiposo che consente loro di vibrare a basse frequenze. Non solo: questo meccanismo non richiederebbe alcuna contrazione attiva dei muscoli, ma può avvenire automaticamente dopo l’input iniziale inviato dal cervello.


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Le fusa dei gatti

gatti sono animale di dimensioni relativamente piccole, in media di circa 4/5 chilogrammi. La maggior parte dei suoni emessi dai mammiferi, come anche i miagolii, vengono prodotti tutti in modo simile: un segnale proveniente dal cervello fa sì che le corde vocali si comprimono e il flusso d’aria attraverso la laringe fa sbattere le corde l’una contro l’altra centinaia di volte al secondo.

Questi felini, tuttavia, riescono a generare delle vocalizzazioni a bassa frequenza (tra 20 e 30 hertz) che solitamente si osservano solo in animali molto più grandi, come gli elefanti, che hanno corde vocali molto più lunghe. Ed è per questo che le fusa sono state a lungo ritenute eccezionali: negli anni ’70, infatti, la comunità scientifica ha avanzato l’ipotesi della contrazione muscolare attiva, ossia che le fusa venissero prodotte attraverso la contrazione e il rilassamento ciclici dei muscoli nelle corde vocali all’interno della laringe, richiedendo quindi input costanti da parte del cervello.

I cuscinetti tra le corde vocali

Il nuovo studio oggi mette in discussione questa idea. Studiando il funzionamento delle laringi di otto gatti deceduti, infatti, i ricercatori dell’Università di Vienna hanno osservato come qualsiasi suono prodotto, comprese le fusa, si verificasse senza contrazioni muscolari ripetitive o alcun input neurale ciclico. Dalle indagini anatomiche, inoltre, il team ha osservato delle insolite masse di tessuto connettivo incorporate nelle corde vocali, che potrebbero spiegare come un animale così piccolo possa produrre suoni a frequenze così basse. “È possibile che questi “cuscinetti” aumentino la densità delle corde vocali, facendole vibrare più lentamente e consentendo ai gatti di produrre suoni a bassa frequenza nonostante le loro dimensioni relativamente piccole”, commenta l’autore dello studio Christian T. Herbst.

Fusa in automatico

Il nuovo studio, quindi, suggerisce che le fusa, così come i miagolii, sono un fenomeno passivo che si verifica automaticamente dopo che il cervello ha inviato il segnale iniziale per innescarle. Ma c’è, tuttavia, chi ancora non è convinto di questi nuovi risultati. David Rice, un ingegnere biomeccanico della Tulane University, che ha condotto diverse ricerche sui meccanismi delle fusa dei gatti, ha riferito a Science che non esiste alcuna garanzia che le corde vocali dei gatti vivi si comportino allo stesso modo di quelle rimosse chirurgicamente come in questo studio.

Via: Wired.it

Credits immagine di copertina: K L from Pixabay