Medici, fiducia nelle biotech

Fiducia nella biomedicina e nelle biotecnologie. Non incondizionata, però. È quello che emerge da una ricerca sul rapporto tra i medici italiani e l’innovazione, condotta dal Censis, insieme al Forum Biomedico. Secondo lo studio (realizzato su un campione di 1.000 medici), infatti, il 66,8 per cento ritiene che la sconfitta delle malattie genetiche, per esempio, sia l’esito più probabile dello sviluppo della ricerca. Sei medici su dieci crede che lo sviluppo delle biotecnologie si debba estendere a tutti i settori, compresi gli Ogm in campo alimentare, mentre solo il 38,4 per cento ritiene che le applicazioni debbano limitarsi al campo della salute. Meno divisioni, invece, sull’uso delle cellule staminali embrionali ai fini terapeutici: il 90 per cento è favorevole. Più o meno la stessa percentuale contraria alla clonazione umana. Sulla clonazione di organi umani il campione è diviso: 54,9 per cento i favorevoli e 45,1 i contrari. Dall’indagine, inoltre, è emersala necessità di contare su un punto di riferimento che ponga limiti, stabilisca regole e responsabilità nell’ambito della ricerca biomedica: il 55,3% degli intervistati pensa a un autorità “super partes” sul modello del Comitato di Bioetica. Anche se c’è chi preferirebbe forme di autoregolamentazione (ricercatori, il 16,3 per cento, e Ordini dei medici, 22,2 per cento. Solo il 3 per cento ritiene che il compito dovrebbe essere affidato ad associazioni di cittadini, mentre il 9,8 per cento attribuirebbe al Parlamento il ruolo di responsabile nelle decisioni. (mo.s.)

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