di Silvia De Stefano e Alessandro Marotta
Finire le vacanze al Pronto soccorso intossicati dopo una nuotata nel mare di ferragosto? Purtroppo è possibile. Responsabile è un’alga unicellulare tipica delle aree tropicali e subtropicali, Ostreopsis ovata, che a partire dagli anni Novanta ha trovato condizioni ottimali di sviluppo anche nel Mar Mediterraneo, in particolare nelle aree costiere italiane, nelle zone con bassi fondali rocciosi.
Quando è presente in alte concentrazioni, Ostreopsis ovata è in grado di irritare le vie respiratorie dei bagnanti. L’identificazione di quest’alga come responsabile degli effetti tossici registrati negli ultimi anni è stato un successo della ricerca italiana e, ancora una volta, proviene dalla collaborazione tra gruppi di lavoro tutti italiani la soluzione per automatizzare il conteggio delle alghe presenti in mare.
La presenza di questo microrganismo nelle acque costiere viene monitorata dalle Agenzie di Protezione dell’Ambiente. Il metodo attualmente utilizzato prevede che un operatore impieghi un microscopio ottico per riconoscere e contare le singole cellule di Ostreopsis ovata presenti in un determinato volume di acqua marina. Una procedura lenta, legata al giudizio soggettivo dell’analista, che richiede mezza giornata per eseguire il conteggio.
Grazie a un nuovo metodo, però, basterà mezz’ora per eseguire la procedura, permettendo una pronta segnalazione delle situazioni di pericolo per i bagnanti. “L’automatizzazione del conteggio delle alghe permette di allertare la popolazione con l’anticipo necessario per evitare problemi di salute”, dichiara Massimo Vassalli, ricercatore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), che insieme a ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Università di Genova ha curato la validazione del sistema su scala nazionale.
Il cuore del nuovo sistema è il software di riconoscimento automatico di Ostreopsis ovata, che di fatto può sostituire l’operatore umano. Infatti è in grado di distinguere dallo sfondo tutti gli oggetti presenti nel campo visivo, selezionando però solo i microrganismi tossici, riconoscendoli in base al loro contorno e altri tratti specifici. “Un’idea che si è trasformata in un prodotto tecnologico, superando sia la parte di ingegnerizzazione sia la valutazione sul campo”, conclude Massimo Vassalli.
Articolo prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara
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