Mi importa di te

Una differenza di genere nella reazione agli stimoli sociali: è quella individuata dal gruppo di Alice Mado Proverbio, del laboratorio di Elettrofisiologia cognitiva dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con l’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia molecolare del Cnr di Milano-Segrate. Le donne mostrano risposte più marcate rispetto all’uomo alla vista di esseri umani che interagiscono socialmente. Una sorta di maggior interesse del cervello femminile per i propri simili, che potrebbe aiutare a comprendere la diversa incidenza tra i sessi delle disfunzioni cerebrali legate alla mancanza di empatia, come l’autismo e la personalità antisociale, patologie più frequenti negli uomini che nelle donne.

“Abbiamo osservato le risposte cerebrali di 12 uomini e 12 donne (studenti universitari destrimani e sani) alla vista di circa 220 immagini a colori raffiguranti persone di varia età, numero e genere in differenti contesti sociali  (a passeggio, in bicicletta, mentre leggono, giocano, si salutano, fanno sport, eccetera) o paesaggi urbani o naturali (uffici, appartamenti, boschi, spiagge) privi di persone visibili”, spiega Mado Proverbio. I risultati evidenziano una maggiore risposta cerebrale per immagini raffiguranti esseri umani piuttosto che scenari solamente nelle donne e non negli uomini, a partire dai 210 millisecondi dopo lo stimolo sulla parte anteriore (frontale) del cervello. Per entrambi i sessi, la vista di esseri umani stimolava l’attivazione bilaterale del giro fusiforme della corteccia occipito/temporale (BA19/37), aree che normalmente elaborano le facce e i corpi. Soltanto nella donna, però, la vista di esseri umani stimolava l’attivazione del giro temporale superiore destro e soltanto negli uomini dell’area paraippocampale, probabilmente legata all’analisi delle componenti spaziali non-umane del paesaggio.

Confrontando le attivazioni cerebrali nei due sessi, i ricercatori hanno notato una differenza significativa nell’attivazione del giro temporale superiore destro (BA22) e della corteccia cingolata, cioè nelle aree coinvolte nella codifica percettiva delle espressioni, nella comprensione di segnali sociali complessi, nell’osservazione e comprensione delle azioni, e nella capacità di provare empatia. “Poiché le immagini presentate ai soggetti non erano emotivamente stimolanti”, conclude la ricercatrice, “i dati suggeriscono un maggiore interesse/preferenza/attenzione da parte del cervello femminile per questa classe di stimoli biologicamente rilevanti (cioè le immagini dei propri simili). E’ infatti pensabile che il ruolo biologico di nutrice/allevatrice sia ottimizzato da una maggiore empatia nei confronti dei piccoli conspecifici”. (e.m.)

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