Come fa un giovane uccello migratore del nord Europa, al suo primo viaggio di fine estate, per sapere esattamentedove andare? E in che modo riesce ad aggirare le barriere che potrebbe incontrare sul suo percorso? Sono domandeche tanto gli zoologi quanto i semplici curiosi di scienze naturali si pongono. Ma le risposte ancora non sono chiare. Sisa che le specie migratorie scelgono la loro rotta sulla base della percezione del campo magnetico terrestre edall’osservazione dei movimenti delle stelle. Tuttavia non è chiaro come questi due sistemi di navigazioneinteragiscono tra loro e se e quando l’uno prende il sopravvento sull’altro.Per cercare di fare luce sulla questione Peter Wendler e Roswitha e Wolfgang Wiltchko dell’Università di Francofortehanno osservato l’usignolo Sylvia borin (Nature del 12 settembre). La Sylvia lascia la Germania alla metà di luglio perdirigersi a sud-ovest, verso la Spagna. Evitando le Alpi, il Mediterraneo e le zone desertiche più aspre. Sui cieli diGibilterra, tra settembre e ottobre, spontaneamente cambia rotta e punta sull’Africa centrale seguendo questa volta ladirezione sud-est. Gli autori dello studio hanno ipotizzato che il percorso della migrazione, caratteristica della popolazione, dovrebbeessere stabilita in due fasi. In un primo momento gli uccelli localizzerebbero una rotta fondamentale sulla base diquanto hanno appreso, prima della partenza, dai movimenti astrali (che indicano il sud geografico) e dal campomagnetico terrestre (che indica il sud magnetico). Quando le differenze tra i due poli sono considerevoli, come avvienenei cieli del Nord sorvolati nelle prime settimane di volo, gli uccelli per orientarsi tenderebbero a confidare sulle stelle.Poco “sottili” nelle loro indicazioni ma più affidabili, a quelle latitudini, di qualsiasi altro punto di riferimento. In seguito,quando la declinazione magnetica diminuisce sensibilmente, è la bussola magnetica a prendere il controllo e a definireda sola la rotta della migrazione.
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