Missili in giardino

La scoperta delle 180 bombe atomiche americane custodite nelle basi militari europee, comprese quelle italiane di Aviano e Ghedi, è stata alla fine definita un “segreto di pulcinella”: politici, organizzazioni pacifiste e un gran numero di comuni cittadini sapevano da più di venti anni delle bombe americane. I governi europei non solo ne erano informati, ma avevano sempre approvato le strategie Nato sugli armamenti atomici. Un classico esempio di non-notizia. Che poteva essere però l’occasione per rilanciare il dibattito sul futuro assetto delle armi atomiche in Europa. Soltanto Luigi Anderlini, presidente dell’Archivio per il disarmo ed ex senatore della Repubblica, in una dichiarazione all’agenzia Ansa, ha riproposto l’idea di creare una fascia denuclearizzata nel cuore dell’Europa. Galileo lo ha intervistato, chiedendogli di disegnare un quadro dei rischi attuali e dei possibili vantaggi di una “svolta anti-nucleare”.

Dopo la “scoperta” delle bombe custodite nelle basi di Aviano e Ghedi, lei si è detto meravigliato “per il fatto che nessuno abbia avanzato l’unica proposta capace di aprire una nuova prospettiva sul fronte delle armi nucleari in Europa”: in cosa consiste questa proposta?

“L’idea è del governo della Bielorussia, che presenta ogni anno all’assemblea dell’Onu un documento in cui chiede la creazione nell’Europa centrale di una fascia denuclearizzata”, risponde Anderlini. Tale fascia includerebbe oltre alla Bielorussia, i paesi baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia), l’Ucraina, la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Romania e infine Germania e Italia. Realizzando la proposta bielorussa, il rischio nucleare in Europa verrebbe notevolmente ridotto creando una vera e propria area senza armi atomiche, come lo sono oggi l’America del sud e l’Africa”.

Quali sono gli ostacoli maggiori alla realizzazione di questo progetto?

“Il freno maggiore è sicuramente l’attuale politica dell’Alleanza atlantica e degli Stati Uniti. Anche se per molti dei paesi che dovrebbero entrare nella fascia denuclearizzata il problema non sussiste. Nessun paese del centro-est Europa intende dotarsi di armi atomiche: la stessa Nato ha dichiarato che sui territori di Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia, da poco entrati nell’alleanza, non verranno dislocate armi nucleari, per evitare inutili tensioni con la Russia. Non dimentichiamo, infatti, che questa possiede ancora almeno seimila testate nucleari strategiche attive. L’Ucraina è invece un paese ormai privo di armamento nucleare, trasferito tutto sul territorio russo. I problemi nascono invece in Italia e in Germania, dove le armi nucleari ci sono dai tempi della Guerra fredda. Qui bisogna superare problemi squisitamente politici, interni e internazionali: da noi la proposta non è mai andata al di là di un’approvazione verbale di diversi ministri degli esteri. Per parte tedesca si può ricordare il tentativo del Ministro degli Esteri, il verde Fisher, che durante un recente summit dei G8 avanzò l’ipotesi di una fascia denuclearizzata nel cuore dell’Europa, ma fu costretto a scontrarsi con l’opposizione degli Stati Uniti e a ritirare la proposta”.

C’è ancora un ruolo strategico per gli arsenali nucleari europei?

“No. Dall’inizio della guerra fredda l’Europa è stata al centro della contrapposizione tra le due superpotenze, se non altro per la sua posizione geografica. Ieri le basi militari americane in Europa rappresentavano importanti avamposti strategici contro il “nemico”. Ma oggi non c’è più una ragione seria per mantenere questi presidi nucleari: per l’Italia e la Germania rappresentano solo dei rischi”.

Quali?

“Innanzitutto bisogna ricordare che ancora oggi molti missili russi sono puntati proprio su queste basi europee, che in caso di nuove tensioni sarebbero tra i primi obiettivi a essere colpiti. Perché quindi continuare a mettere in pericolo le popolazioni locali e l’Europa tutta? Non sono le bombe di Aviano o di Ghedi a minacciare la Russia: il vero deterrente contro un’azione russa sono le bombe intercontinentali americane, capaci di distruggere non solo la Russia, ma il mondo intero. Inoltre mantenendo bombe nucleari sui nostri territori possono verificarsi incidenti: ogni 15 anni, queste bombe vengono trasportate in aereo da basi militari come quelle di Aviano e Ghedi negli stabilimenti del Nuovo Messico, negli Stati Uniti, per la manutenzione. Durante questi viaggi per esempio c’è il rischio che l’aereo precipiti, con conseguenze comunque gravissime: basta che la bomba si frantumi per causare una grave contaminazione, come si verificò in Spagna qualche anno fa. Per non parlare di cosa accadrebbe se la bomba scoppiasse”.

Qual è la posizione dell’Italia?

“L’Italia non possiede ordigni nucleari propri, e in questo è avvantaggiata. Finora non abbiamo ufficialmente appoggiato la proposta bielorussa, né l’abbiamo respinta. Il nostro ministro degli Esteri potrebbe porre in sede Nato la questione della zona denuclearizzata, o sostenere la proposta bielorussa alla prossima Assemblea generale dell’Onu. Certo non è possibile portare avanti da soli questioni delicate come questa, serve la solidarietà di altri governi europei. E’ per questo che l’Archivio per il disarmo opera per creare un movimento di opinione che prema per l’esplicita adesione dei governi alla proposta bielorussa”.

Guardando ai possibili scenari mondiali, in che modo la realizzazione della fascia europea può aiutare i processi di distensione ?

“Se la Nato accettasse la fascia denuclearizzata, la Russia riceverebbe un importante segnale di distensione. Che, vista l’instabilità politica attuale, sarebbe già un buon risultato. Soprattutto se pensiamo alle prossime elezioni della Duma: una vittoria dei nazionalisti allontanerebbe la Russia da posizioni anti-nucleari riaccendendo gli appetiti di paesi come Iraq, Iran o Corea del nord, che aspirano a dotarsi di una bomba atomica. E la ripresa di esperimenti nucleari o il riesplodere di tensioni internazionali “legittimerebbe” pienamente le loro intenzioni. La bomba atomica fa ancora gola a molti paesi: per questo è necessario stemperare le tensioni e continuare la lotta per la riduzione delle testate nucleari esistenti”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here