Missione anti-rigetto

Quali sono le cause degli aborti spontanei e perché il successo dell’impianto degli embrioni in utero, in un ciclo di fecondazione in vitro, non supera il limite del 24-28 per cento? Questi i due quesiti alla base di un ambizioso progetto europeo di ricerca, presentato a Roma il 18 marzo scorso, a Villa Medici, presso la sede del centro culturale francese. Il progetto denominato Embic, ovvero Embryo Implantation Control, durerà quattro anni e sarà coordinato da Gerard Chaouat dell’Inserm francese. I paesi coinvolti sono, oltre alla Francia, la Gran Bretagna (le Università di Oxford e Leicester), la Croazia, la Spagna, la Germania, il Belgio, l’Austria, l’Ungheria e l’Italia, con le facoltà di medicina di Trieste, Firenze, Roma e l’Istituto Mario Negri di Milano. L’idea del progetto nasce da un gruppo di Trieste, come ci spiega l’immunologa Marie-Pierre Piccinni, ricercatrice dell’Università di Firenze: “I dati raccolti in 22 paesi europei hanno evidenziato un costante incremento dei cicli di fecondazione artificiale, pari all’8 per cento dal 1989 al marzo 2004. Si tratta di 279.000 cicli l’anno per un costo complessivo stimato di un milione di euro, in gran parte a carico dei cittadini. Ciò ci ha offerto lo scenario e anche i materiali su cui lavorare”.Infatti, i materiali utilizzati per lo studio saranno, nel rispetto delle normative dei singoli paesi, sia i terreni di coltura utilizzati nella fecondazione in vitro dopo l’avvenuta fecondazione (i cosiddetti sovranatanti degli embrioni), sia il trofoblasto recuperato con il raschiamento dell’utero, dopo un aborto spontaneo. Inoltre, informazioni importanti proverranno dal sangue materno periferico e da altri componenti cellulari rintracciati con i lavaggi uterini. L’ipotesi è quella di studiare il comportamento delle cellule del sistema immunitario dell’utero della madre, nel momento in cui l’embrione formatosi nella gravidanza spontanea si impianta nella cavità uterina, o quando vi viene trasferito dopo la fecondazione in vitro. Nel caso di una gravidanza, infatti, malgrado l’embrione sia assimilabile a un organo trapiantato, esso non viene rigettato dal sistema immunitario materno. Ma cosa accade quando si verifica “il rigetto”, ovvero un aborto spontaneo o il mancato attecchimento dell’embrione? La chiave potrebbe essere nelle citochine, fattori solubili prodotti dalle cellule del sistema immunitario presenti in utero. Per dimostrarlo i ricercatori dell’Embic studieranno i fattori rilasciati o espressi dall’embrione che potrebbero influenzare la produzione di citochine da parte delle cellule del sistema immunitario materno. Una parte importante dell’osservazione sarà, infine, dedicata agli aspetti psicologici. Le donne incluse nel campione da studiare compileranno un questionario dettagliato perché possa essere valutata l’incidenza dei fattori di stress. Tra i risultati attesi anche la possibilità di valutare la qualità dei protocolli a oggi utilizzati nei centri di procreazione assistita per migliorarne gli indici di successo.

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