Molto probabilmente quel fuoriclasse di Andrea Pirlo non ci ha minimamente pensato, prima di calciare la sua maledetta durante la partita degli azzurri contro l’Inghilterra (come ricorderete, la palla si schiantò contro la traversa dopo aver agevolmente superato la barriera e spiazzato il portiere inglese Hart). Eppure, il segreto di traiettorie così spettacolari sta tutto in un paio di formule matematiche – oltre che, naturalmente, nel piede dei campioni, ma questa è un’altra storia – e nella superficie del pallone. Aspettando Italia-Uruguay di questa sera, ce lo facciamo spiegare da John Bush, professore di matematica applicata al Mit di Boston: in particolare, secondo lo scienziato, l’ingrediente indispensabile è che il pallone da calcio non sia troppo liscio. Altrimenti, addio effetto Magnus. E addio maledetta.
Vediamo di capire meglio cosa significa tutto questo. Nel suo lavoro, The Aerodynamics of the Beautiful Game, Bush spiega in dettaglio come e perché piccole variazioni nella manifattura di un pallone comportino cambiamenti drastici nella sua traiettoria: “I dettagli del flusso dell’aria attorno alla palla sono abbastanza complicati, e in particolare dipendono da quanto è ruvidala superficie”, racconta lo scienziato. “Se il pallone è perfettamente liscio, si curva in modo sbagliato”. Normalmente, la tecnica naturale per imprimere una curvatura alla palla (Pirlo docet) è di spazzolarne l’esterno e generare una rotazione, come descritto, per l’appunto, dalle formule messe a punto dal fisico Heinrich Gustav Magnus nel diciannovesimo secolo. “Il problema”, dice Bush, “è che l’effetto Magnus può cambiare segno”: dati due palloni, uno perfettamente liscio e uno più scabro, si potrebbero avere traiettorie diametralmente opposte. Il motivo sta nel flusso dell’aria all’interfaccia tra la superficie del pallone e l’aria stessa. Più il pallone è scabro, più è facile generare l’effetto Magnus classico, con segno positivo, in cui la palla curva nella direzione attesa.
“All’interfaccia si può avere un regime laminare”, spiega ancora Bush, “in cui l’aria scorre in modo più o meno regolare, o uno turbolento, nel qual caso si verificano comportamenti imprevedibili. Il regime passa da laminare a turbolento a velocità diverse a seconda delle irregolarità sulla superficie del pallone – date, naturalmente, dalle cuciture tra i pannelli. Cambiandone il pattern, il punto di transizione si muove e cambia la distribuzione della pressione”. Sembra, dunque, che gli sviluppatori del Brazuca, che ha cuciture lunghe il 50% in più rispetto allo Jabulani, il discutissimo (e liscissimo) pallone usato nella scorsa edizione, abbiano fatto centro. Per la felicità nostra e di Pirlo.
Via: Wired.it
Credits imamgine: Tim Reckmann/Flickr
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