Il solstizio d’estate è arrivato anche su Titano, il più grande satellite in orbita attorno a Saturno, e la maggiore quantità di luce solare che illumina l’emisfero nord della luna ha aiutato a rivelare nuovi segreti, tra cui un misterioso oggetto luminoso, che i ricercatori hanno chiamato Magic island, l’isola magica.
Questa isola, individuata nel lago di idrocarburi che prende il nome di Mare Ligeia,è uno dei tanti punti luminosi scoperti su Titano nel 2013 grazie agli strumenti presenti a bordo della sonda Cassini. Secondo Jason Hofgartner della Cornell University, autore dello studio pubblicato su Nature Geoscience che annuncia la scoperta, questi punti potrebbero essere iceberg di metano galleggiante, oppure onde o bolle: in ogni caso essi sarebbero l’effetto di un riscaldamento globale del satellite. Queste macchie luminose sulla superficie di Titano sono i primi segni dell’attività dei laghi di etano e metano in risposta al calore estivo, nello stesso modo in cui i laghi sulla Terra si adattano al cambiamento delle stagioni.
Titano è infatti l’unico altro corpo celeste nel sistema solare a possedere laghi, fiumi e piccoli mari. Secondo gli scienziati, l’arrivo del solstizio d’estate potrebbe scaldare i laghi abbastanza da far si che essi rilascino gas o frammenti di metano ghiacciato. Secondo alcuni modelli, l’umidità e il calore sviluppato dalle superfici di questi specchi d’acqua potrebbe persino dare origine a dei piccoli cicloni tropicali, proprio come accade d’estate sul nostro pianeta. Le similitudini con la Terra, però, finiscono qui: la temperatura sulla superficie di Titano è di circa 183 gradi sottozero, e la differenza tra le temperature estive e quelle invernali è molto meno accentuata che sulla Terra.
“Ora che ci stiamo avvicinando al solstizio d’estate, speriamo di trovare qualsiasi processo attivo che potrebbe essere alimentato dal Sole,” ha spiegato Hofgartner: “Questa è una delle scoperte scientifiche migliori emersa da Titano, e abbiamo altri tre anni (Cassini dovrebbe operare fino al 2017 circa, nda) per studiare il satellite e fare nuove scoperte”.
Riferimenti: Nature Geoscience doi: 10.1038/ngeo2190
Credits immagine: NASA/JPL-Caltech/ASI/Cornell
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