In Mongolia, il veterinario più antico del mondo

“Un uomo senza cavallo è come un uccello senza ali”, recita un proverbio tradizionale della Mongolia. Nella cultura delle tribù mongole i cavalli erano dei preziosi alleati per i lavori e per l’economia, principalmente basata sulla pastorizia equina. Per questo motivo, il benessere degli animali era essenziale per le popolazioni nomadi. E lo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences dai ricercatori del Max Planck Institute for the Science of Human History, in Germania, sembra esserne una conferma. E’ proprio nelle tribù mongole, infatti, che sarebbero nate le prime cure veterinarie, le più antiche del mondo.

I ricercatori dell’istituto tedesco hanno analizzato la dentatura di alcuni resti di cavalli ritrovati presso un sito archeologico situato in mezzo alle steppe sconfinate della Mongolia, chiamato “Stele del Cervo”. Con sorpresa, le mandibole degli equini mostravano i segni di alcune pratiche chirurgiche come l’estrazione dei denti da latte che spesso causavano dolore o difficoltà nella masticazione di questi animali.

I risultati di questo studio mostrano che lo studio dell’anatomia equina e la tradizione della cura dei cavalli non sono state sviluppate per prime, come si credeva fino ad adesso, dalle civiltà sedentarie della Cina o del Mediterraneo ma appartengono ai popoli nomadi che vivevano a stretto contatto con questi animali, tra i 3200 e i 2600 anni fa.

Inoltre, il team di ricercatori ha scoperto la presenza di impianti particolari per imbrigliare i cavalli, per le quali erano necessari strumenti molto sofisticati per l’epoca. Alle tecniche di odontoiatria equina seguirono quindi le tecniche utilizzate per cavalcarli e guidarli, che permetteva alle tribù di avere un maggior controllo sugli animali e utilizzarli per nuovi scopi, come il loro uso nelle guerre. D’altronde, però, usare le imboccature di metallo ha introdotto nuovi problemi orali: per esempio le popolazioni si ingegnarono per eliminare i premolari vestigiali dei cavalli chiamati “denti da lupo” per evitare che questi soffrissero di stress e avessero problemi di salute a causa delle briglie.

Questa ricerca contribuisce non solo a mettere in luce le origini delle tecniche veterinarie, ma anche a comprendere il ruolo chiave che queste hanno avuto nello sviluppo della cultura di queste popolazioni asiatiche.

Articolo prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara

Redazione Galileo

Gli interventi a cura della Redazione di Galileo.

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