Le cellule dell’organismo vivono più a lungo se, grazie ad alcune mutazioni, acquisiscono caratteristiche tipiche delle cellule riproduttive (o germinali, spermatozoi e ovociti). Lo rivela sulle pagine di Nature uno studio del Dipartimento di Biologia molecolare del Massachussets General Hospital, effettuato sul nematode Caenorhabditis elegan, (uno degli organismi più usati nella ricerca genetica). È stato visto che le mutazioni possono allungare la vita di questo piccolo verme anche di due o tre volte.
I ricercatori hanno dimostrato che gli individui di C. elegans più longevi presentano mutazioni nello schema di segnali dell’ormone insulina-simile, che inducono l’espressione di geni (pie1, pgl e daf) normalmente attivi soltanto nelle cellule riproduttive. Questi geni sono noti per conferire alle cellule una risposta immunitaria forte – anche attraverso l’Rna interference (RNAi, un meccanismo di controllo dell’espressione genica) – e una maggiore resistenza agli stress, il che allunga la loro vita.
“E’ noto infatti che le cellule riproduttive hanno una vita mediamente più lunga di tutte le altre cellule dell’organismo”, ha spiegato Sean Curran, coordinatore dello studio”.
Secondo gli autori, il risultato dello studio potrebbe avere una ricaduta anche nella ricerca sull’invecchiamento di organismi più complessi. “Capire i meccanismi molecolari alla base della maggiore stabilità delle cellule mutate”, ha concluso Curran, “potrà aiutare a sviluppare terapie protettive contro la degenerazione dei tessuti legata all’età”. (s.s)
Riferimenti: Nature DOI: 10.1038/nature08106
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