Categorie: Salute

Poche donne nei trial

La parità tra sessi è ancora un miraggio nella comunità scientifica, non solo tra i ricercatori, ma anche tra chi partecipa agli studi clinici. Per esempio, secondo una revisione sistematica realizzata dai ricercatori dell’Università del Michigan in Ann Arbor e pubblicata su Cancer, sono poche le donne coinvolte nelle ricerche sul cancro pubblicate dalle maggiori riviste mediche (New England Journal of Medicine, Jama, the Lancet, the Journal of Clinical Oncology, the Journal of the National Cancer Institute, Lancet Oncology, Clinical Cancer Research, Cancer).

Lo studio ha esaminato 661 studi pubblicati nel 2006 che hanno coinvolto in totale più di un milione di partecipanti. Le analisi hanno preso in considerazione il numero degli individui inclusi nelle ricerche, la differenza di genere, la tipologia del cancro, e le risorse finanziarie. Nel calcolare la percentuale delle pazienti donne inserite in ogni studio, si è tenuto conto anche delle eventuali differenze esistenti tra gli studi finanziati privatamente, per esempio dalle industrie farmaceutiche, e quelli finanziati con soldi pubblici. I ricercatori hanno deciso di prendere in esame gli studio riguardanti sette tipologie di cancro non genere-specifiche: i tumori del sangue (linfomi, leucemie, mielosi), del tratto gastrointestinale, del sistema urinario, dei polmoni, del sistema nervoso, del cervello e del collo, e il sarcoma (tumore del tessuto connettivo).

Il team, guidato da Reshma Jagsi, ha riscontrato un più alto numero di donne negli studi supportati da finanziamenti governativi: il 41,3 per cento contro il 36,9 per cento di quelli pagati dalle aziende. In media, solo il 38,8 per cento dei partecipanti reclutati per uno studio clinico è donna; una disparità – secondo i ricercatori – che impedisce agli oncologi di conoscere le differenze di genere negli effetti dei trattamenti e delle procedure mediche.

Sebbene già nel 1993 il National Institute of Health avesse richiamato l’attenzione sull’importanza di includere un adeguato campione femminile nella ricerca clinica, ancora non è chiaro perché le donne siano così poco rappresentate. Precedenti ricerche suggeriscono che ad allontanarle dagli studi clinici siano almeno in parte la mancanza di informazioni, la paura, le interferenze con la gravidanza, la cura dei figli e spesso anche con il lavoro

“Solo comprendendo i fattori che influenzano la distribuzione sessuale negli studi potremo, come società, riuscire ad assicurare che gli sforzi della ricerca medica siano tesi a ottenere benefici per tutta la popolazione”, hanno concluso gli autori dello studio. (p.f.)

Riferimenti: Cancer DOI: 10.1002/cncr.24315

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