Nanotubi superveloci

Hanno uno spessore poche decine di volte più grande del diametro di un atomo di idrogeno, eppure sono ben cento volte più resistenti dell’acciaio. Sono i nanotubi al carbonio, minuscoli cilindri che, a dispetto delle dimensioni – il diametro è dell’ordine del nanometro, un milionesimo di millimetro – costituiscono una delle strutture più resistenti ed elastiche esistenti. All’Office of Naval Research (Onr) statunitense hanno costruito un oscillatore costituito di nanotubi inseriti uno dentro l’altro e chiusi agli estremi. Quando le estremità vengono aperte, in seguito a uno stimolo, i tubicini cominciano a scorrere dentro e fuori con una frequenza di un miliardo di volte al secondo, mossi dalle sole forze di Van der Waals, un tipo di attrazione molecolare. La scoperta apre una nuova importante frontiera nel campo della nanotecnologia: in questo modo potranno essere costruiti chip dell’ordine di grandezza del nanometro. Come spiega John Pazik, fisico ricercatore presso l’Onr, alla base di questi “micromacchinari” si devono avere parti in grado di rispondere a segnali elettronici muovendosi in modo estremamente rapido. La frequenza dell’ordine del gigahertz dei nanotubi al carbonio può portare alla costruzione di rilevatori ottici superveloci della grandezza di un palm-top oppure di chip di computer più veloci dell’attuale Pentium III. (e.g.)

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