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Nati per contare

Non è ancora contare, ma poco ci manca. Un neonato di soli tre giorni è in grado di distinguere un’immagine composta da due, tre o quattro figure. La singolare scoperta è stata compiuta da ricercatori dell’Università di Padova, guidati da Francesca Simion, docente di Psicologia dello sviluppo cognitivo e presentati alla Fondazione “Ettore Majorana” di Erice, nell’ambito di un workshop promosso dalla Scuola internazionale di Etologia.Fino a pochi anni fa si pensava addirittura che i neonati non vedessero nulla, ed è piuttosto recente la conferma che a sole 24 ore dalla nascita riconoscono il volto della mamma. Adesso la sorprendente scoperta che riescono pure a “contare”, anche se fino a quattro. L’esperimento, che è stato illustrato ad Erice dalla ricercatrice Chiara Turati, è assolutamente non invasivo, tanto da poter essere condotto con il bebè in braccio ad uno dei genitori. Al piccolo – mentre vengono monitorati il battito cardiaco e la suzione – si fa vedere, proiettata su uno schermo gigante, un’immagine con due oggetti (due alberi, ad esempio). Gli scienziati hanno appurato che, non appena, per la prima volta, viene proiettata una figura, il neonato smette di succhiare il latte e il suo cuore rallenta. Dopo un po’ di tempo, perso l’interesse, il neonato si distrae. Ma non appena gli si mostra una figura con tre alberi, oppure con quattro, l’attenzione riprende: il battito rallenta e la suzione si interrompe. “E’ davvero sorprendente” afferma Carlo Umiltà, ordinario di Psicologia generale nell’ateneo padovano e direttore del workshop svoltosi ad Erice “riscontrare questa sensibilità verso il numero in una creatura che ha appena 72 ore”.Secondo Umiltà, “è assolutamente da escludere che possa trattarsi di una capacità acquisita durante il brevissimo lasso di tempo che lo separa dalla nascita; è invece ipotizzabile una spiegazione di tipo genetico”.L’importanza della ricerca, naturalmente, non si esaurisce con la sorprendente scoperta che i piccini, appena nati sanno già “contare” fino a quattro. Il lavoro degli studiosi dell’Università di Padova apre la strada verso nuove metodologie in grado di stabilire molto precocemente eventuali deficit cognitivi del neonato. Una volta stabiliti i parametri ottimali, potrebbe essere possibile, sottoponendo ad esempio i bambini a rischio a dei test, sapere sin dai primissimi giorni se il bambino ha un ritardo cognitivo. “Una diagnosi precoce” afferma Umiltà “per alcune patologie legate all’apprendimento è fondamentale”. Come è facilmente intuibile, infatti, diagnosticando un deficit mentale sin dai primi giorni di vita sarebbe possibile adottare una serie di contromisure, e terapie capaci di assicurare un recupero migliore.

Gianfranco Criscenti

Nato a Palermo nel 1963, giornalista, con la passione per le Scienze, collabora - come cronista - con l'agenzia Ansa ed il Giornale di Sicilia. Da anni segue le attività delle Scuole internazionali della Fondazione e Centro di cultura scientifica ''Ettore Majorana'' di Erice.

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