Nature smaschera il metodo Stamina

“Ecco la prova formale della frode scientifica che sta alla base del presunto ‘metodo Stamina’, smascherata da Nature in un articolo”. Commenta così Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari dell’Università di Modena e Reggio Emilia, la pubblicazione dei risultati di un’indagine condotta dalla prestigiosa rivista in merito al metodo messo a punto dalla onlus di Vannoni.

Le indagini di Nature hanno riguardato la richiesta di brevetto presentata all’ufficio di competenza statunitense da Vannoni nel 2010, che secondo la rivista conterrebbe immagini duplicate da lavori precendenti di alcuni ricercatori russi e ucraini. Ma malgrado le foto siano le stesse, continua Nature, le modalità con cui sarebbero state ottenute, come specificato nelle descrizioni, sarebbero stranamente diverse. Un fatto questo che getta ulteriore confusione sul già discusso metodo di Vannoni.

“Appare adesso chiaro a chiunque, e non solo a noi scienziati, che il metodo Stamina non solo non esiste, ma si basa sulla appropiazione di dati e immagini già pubblicate tra il 2003 e il 2006 da un gruppo di ricerca russo. Adesso sappiamo con certezza che la stessa domanda di brevetto, peraltro respinta senza appello dall’ufficio brevettuale americano, non poteva neanche essere presentata”, continua De Luca, “forse è questa la ragione per cui Stamina non ha ancora consegnato il presunto metodo per la sperimentazione clinica, fortemente voluta dal Parlamento, che sarebbe dovuta iniziare il 1 luglio. Appare chiaro, alla luce degli ultimi fatti, che questa sperimentazione, che era inizialmente apparsa inevitabile, non ha adesso alcun senso e andrebbe evitata. Anche sulla base dei rischi ad essa connessi e già paventati dallo stesso ufficio brevettuale che ha respinto la domanda. Il tutto per rispetto verso pazienti che hanno creduto di trovarsi davanti ad una cura originale e in grado di rispondere alle loro speranze. Proseguendo sulla linea di apertura verso la sperimentazione, il governo si troverebbe ad investire soldi pubblici su una frode scientifica, ridicolizzando se stesso nonchè la scienza e la medicina italiana nel mondo”.

Conclude infine De Luca: “Mi chiedo come le nostre Istituzioni siano arrivate a dare un tale credito a personaggi di questa caratura che proponevano quello che a tutta la gente di buon senso e a tutti gli scienziati degni di questo nome è sempre apparsa come una bufala“.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature.2013.13329

Credits immagine:catd_mitchell/Flickr

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