Categorie: Ambiente

Navi autonome, senza equipaggio

Una nave, lunga 200 metri, si muove lentamente sulla superficie scura del mare. Nessuno al timone, il ponte è silenzioso, e anche la sala motori è vuota. No, non e’ la scena di un film horror ambientato su un vascello fantasma. È invece il nuovo, ambizioso progetto Munin dell’Unione Europea.

I ricercatori della Marintek, infatti, sono convinti che tra meno di venti anni saraà possibile avere navi cargo lunghe 200 metri che solcano gli oceani senza alcun bisogno di un capitano né di un equipaggio. Come? Assieme ad altri 8 partner, Marintek sta lavorando intensamente per sviluppare sistemi che possano funzionare senza bisogno dell’intervento degli esseri umani. Ovviamente, un centro di controllo a terra dovrebbe essere in grado di comunicare efficacemente con le imbarcazioni a qualsiasi ora del giorno e della notte. Secondo i ricercatori norvegesi, basterebbe una connessione a banda larga tra i 3 e i 4 Mbit per poter tenere sotto controllo il sistema.

“Non ci credono in molti, ma se le aziende coinvolte riusciranno a superare i vari problemi che lo sviluppo del sistema comporta, navi come queste sarebbero di fatto molto più sicure di quelle che solcano i nostri mari oggigiorno,” ha spiegato Ørnulf Rødseth, che lavora al progetto, aggiungendo che gli errori umani sono la causa di piu’ del 75% degli incidenti nautici.

L’intero progetto si basa sul costante calo dell’industria del trasporto di merci via mare in Europa, a causa del fatto che sempre meno persone sono attratte da una lavoro in mare. Allo stesso tempo, tuttavia, l’enorme volume di prodotti da trasportare aumenta ogni giorno, e c’è un incessante bisogno di nuovi membri dell’equipaggio per le navi cargo.

Le imbarcazioni che non necessitano di un equipaggio potrebbero, quindi, essere la soluzione per rendere l’industria marittima più attraente, e al tempo stesso sostenibile. Queste navi potrebbero infatti viaggiare a velocità ridotte e risparmiare il 50% del carburante che consumano ai nostri giorni (il carburante rappresenta la più grande fetta di costi operazionali dell’industria), facendo anche diminuire le emissioni di CO2.

I ricercatori hanno anche specificato che non stanno cercando, al momento, di costruire una nuova imbarcazione. “Le tecnologia per il posizionamento elettronico, le comunicazioni satellitari e le misurazioni anti-collisione già esistono,” ha spiegato Rødseth: “Parecchie imbarcazioni già sono equipaggiate con sistemi di sensori avanzati. Il problema non è la tecnologia, ma assemblarla insieme e dimostrare che funziona abbastanza bene da soddisfare le autorità e l’industria”.

Per poter cambiare le leggi, i ricercatori devono riuscire a dimostrare che la sicurezza sulle nuove imbarcazioni sia pari almeno a quella sulle navi con equipaggio. Ad esempio, se il sistema di sensori rileva un ostacolo, l’imbarcazione deve essere abbastanza intelligente da evitare una collisione. Secondo i ricercatori, questi progressi avverrano gradualmente. Ad esempio, una fase intermedia prevederà la possibilità di lasciare la nave “senza controllo umano” durante la notte, mentre l’equipaggio riposa.

Rimane il problema degli eventuali guasti: in caso di malfunzionamento, infatti, non ci sarebbe nessuno a bordo in grado di effettuare una riparazione. Ma i ricercatori stanno già lavorando per cercare di progettare un sistema in grado di identificare autonomamente i problemi e sviluppare eventuali soluzioni.

Riferimenti: Marintek

Credits immagine: Rolls royce

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

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