Nei polmoni delle donne

“Le donne conoscono i tumori tipicamente femminili e sanno cosa fare per prevenirli. Sono molto più precise e informate degli uomini, si sottopongono agli screening e, se scoprono di essere malate, hanno punti di riferimento che le aiutano ad affrontare la malattia”. Silvia Novello, oncologo toracico all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Torino, è convinta che questo sia un punto di forza per la prevenzione e la cura del cancro nella popolazione femminile ma, paradossalmente, esiste un rovescio della medaglia: la convinzione che le donne hanno di essere soggette solo a certi tipi di tumore e non altri. Al seno sì, ma non al polmone, tanto per fare un esempio.

Purtroppo non è così. “Alcuni recenti studi condotti negli Stati uniti” aggiunge Novello, “dimostrano che il tumore al polmone a piccole cellule colpisce il 26,6 per cento delle donne contro il 19,9 per cento degli uomini, e l’adenocarcinoma – un tumore che si sviluppa dalle cellule specializzate nella secrezione del muco bronchiale – interessa nel 21,6 per cento dei casi le donne e solo nel 9,6 per cento i maschi”. Anche se in termini assoluti il cancro al polmone colpisce più gli uomini c’è quindi uno specifico femminile che non deve essere sottovalutato. Negli ultimi 10 anni l’incidenza di del tumore al polmone è aumentata del 60 per cento nelle donne occidentali. E poi tutte le statistiche dimostrano che la percentuale di donne che fumano, specie tra le giovanissime, è in aumento rispetto agli uomini. E il fumo rimane la causa principale dello sviluppo di questo tipo di cancro.

“Questa inversione di tendenza” continua Novello, “ci ha portato a cercare delle soluzioni, come donne oltre che come medici”. È nato così il progetto European Lung Cancer Partnership. Women Against Lung Cancer in Europe, presentato lo scorso 25 settembre a Torino durante il workshop internazionale “Early invasive lung cancer: new diagnostuc tools and treatment strategies”. L’idea è quella di riunire oncologi, chirurghi, infermieri, radioterapisti, psico-oncologi per cercare di informare al meglio il pubblico attraverso un sito internet e iniziative in tutti i paesi europei. Ma anche formare gli operatori della medicina e sanità alla differenza, al modo diverso in cui una malattia si può manifestare e fare il suo decorso, reagire alle terapie negli uomini e nelle donne.

“Per esempio, l’età in cui questa patologia insorge è diversa nelle due popolazioni: le donne si ammalano prima, nel 23,3 per cento dei casi hanno meno di 50 anni all’esordio della malattia. Negli uomini il dato è opposto, nel 78 per cento dei casi la malattia insorge dopo i 50 anni”, spiega ancora Novello. Che le differenze biologiche fra i sessi determinassero diverse risposte alle terapie era già stato ipotizzato in passato. Oggi, però, si ha conferma che le donne sono geneticamente più predisposte a sviluppare il tumore del polmone, siano esse fumatrici o meno. In America su 20 mila non fumatori che ogni anno si ammalano di tumore del polmone, la stragrande maggioranza è rappresentata da donne. E i dati europei e italiani confermano tale tendenza.

Sul banco degli imputati, come spesso accade, ci sono gli estrogeni. Per valutarne l’impatto sono in corso studi retrospettivi sulle pazienti diagnosticate di tumore al polmone prima e dopo la menopausa. Già oggi, comunque, è “stato notato che aggiungendo farmaci antiestrogeno alla terapia possiamo aumentare la risposta alla cura indipendentemente dal tipo di tumore”, spiega l’oncologo.

D’altra parte guardando i dati raccolti dai diversi studi condotti negli ultimi anni risulta evidente che essere donna è anche un fattore positivo per la sopravvivenza: la popolazione femminile che si sottopone alla chirurgia per resecare il tumore, o alla chemio o radio terapia sopravvive due volte di più di quella maschile.

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