Categorie: Fisica e Matematica

Nel bosone di Higgs il destino dell’Universo

“Dove stiamo andando?”. Forse, fino a sessanta anni fa, nessuno ci avrebbe mai scommesso, eppure sembra proprio che la risposta a una delle domande più antiche della scienza e in generale di tutto il genere umano sia completamente racchiusa nelle caratteristiche di una particella sfuggente e invisibile. Avete indovinato: è proprio al bosone di Higgs, croce e delizia della fisica delle particelle, teorizzata dall’omonimo fisico inglese più di sessanta anni fa e scoperta (forse) a luglio dello scorso anno, che è strettamente legato il destino dell’Universo. Più precisamente, l’informazione cruciale sta nella massa di questa incredibile particella. 

L’aveva già detto Antonio Masiero, vicepresidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), in occasione della conferenza stampa in cui fu annunciata la scoperta del bosone: “L’Higgs gioca un ruolo cruciale per capire com’è fatto l’Universo: la misura precisa della sua massa ci permetterà di conoscere il passato (quello che è avvenuto un decimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang) così come il futuro. Infatti il destino dell’Universo, in termini di stabilità o instabilità, dipende criticamente dalla massa del bosone: la misura attuale di circa 126 GeV sembra per ora collocarlo in una zona indefinita, la cosiddetta metastabilità”.

È proprio questo l’aspetto più intrigante e affascinante della scoperta. Il bosone avrebbe potuto avere una massa all’interno di un intervallo abbastanza ampio, a partire da 114 GeV. Variando il valore del peso dell’Higgs nel quadro del Modello Standard, la teoria che spiega le interazioni tra le forze e le particelle note, si ottengono due scenari possibili: da un lato il collasso dell’Universo e dall’altro la sua espansione indefinita. Naturalmente, c’è poco da preoccuparsi per il genere umano:  qualsiasi cosa succederà, il Sole si sarà spento da un bel pezzo. Ma resta comunque un interrogativo estremamente intrigante per la scienza.

In ogni caso, neanche a farlo apposta, il valore che fa da spartiacque tra le previsioni è proprio 126 GeV, quello misurato a luglio. Come a dire che la natura si stia divertendo a tenerci nell’incertezza il più a lungo possibile. “L’unica cosa certa è che non ne sappiamo ancora abbastanza”, ha detto Chris Hill, docente di fisica alla Ohio State University, alla platea della conferenza annuale della Aaas (American Association for the Advancement of Science). “Il bosone si trova sulla linea critica di 126 GeV, e dobbiamo misurare la sua massa più precisamente se vogliamo conoscere il destino dell’Universo”. Tuttavia, per almeno due anni, non ci saranno novità: il Large Hadron Collider, l’acceleratore di Ginevra dove è stato osservato per la prima volta il bosone, è appena stato spento per un periodo di riparazioni e aggiornamenti. Le misure ripartiranno a dicembre 2014: solo allora, finalmente, potremo saperne di più.

Via: Wired.it

Credits immagine: Ethan Hein / Flickr

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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