Categorie: Salute

Nella postura la chiave del mal di schiena

Mattino: ascensore, automobile, ufficio, computer. Sera: automobile, ascensore, tv, computer. Le ore che passiamo seduti aumentano. Le posizioni scorrette si moltiplicano. E il mal di schiena insorge. Il consiglio degli esperti, si sa, punta sull’attività fisica regolare e su una posizione corretta sul lavoro e alla guida, con schiena dritta e collo sciolto. Ora, tuttavia, abbiamo un aiuto in più: quello della posturologia, la disciplina che studia la posizione del corpo rispetto all’ambiente circostante. Come camminiamo, stiamo in piedi, teniamo le spalle, se curve o distese, se incassiamo il collo o lo irrigidiamo. Tutto è importante per il posturologo, anche il nostro atteggiamento psicologico di fronte agli stimoli provenienti dall’esterno. Il fine ultimo è il benessere fisico che, secondo le ultime stime, riguarda sempre meno persone.

Oggi, infatti, dal 30 al 90 per cento degli italiani con più di trent’anni soffre di mal di schiena, secondo i dati presentati a Roma nei giorni scorsi, durante l’ultimo convegno della Sirer (Società internazionale di ricerca e studio del rachide). Ma dal nemico della schiena non si salvano nemmeno i piccoli: sommando i banchi di scuola a televisore e computer, si ottiene, secondo la Sirer, il 10-12 per cento di bambini e adolescenti affetti da mal di schiena. “Stare seduti a lungo sovraccarica la colonna vertebrale, come se si sollevasse un peso di 10,15 chili. Così, i dischi cominciano a schiacciarsi, scatenando il dolore”, ha affermato Giuseppe Costanzo, ricercatore all’Università dell’Aquila e presidente del convegno. Dopo i cinquant’anni le insidie aumentano: artrosi e osteoporosi crescono col progressivo invecchiamento della popolazione. Se contiamo anche altri disturbi legati al mal di schiena – per esempio lombalgia, cervicale e mal di testa – gli italiani colpiti ogni anno sono circa quattro milioni.

All’allarme mal di schiena la posturologia risponde in modo completo grazie alla sua anima interdisciplinare: ortopedici, neurofisiologi, odontoiatri, psicofisiologi, medici di base, oculisti, terapisti riabilitativi, vestibologi (studiosi delle funzioni di equilibrio che risiedono nell’orecchio) fanno tutti capo, in maniera trasversale, a questa disciplina. “Possiamo immaginare il sistema tonico posturale come un computer (il sistema nervoso centrale) che ha il compito di regolare l’equilibrio e la posizione del corpo attraverso i muscoli posturali”, spiega Fabio Scoppa, coordinatore del Corso di Perfezionamento in Posturologia e docente di Metodologia della Riabilitazione della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università La Sapienza di Roma. “Questo computer”, continua Scoppa, “è attivato dalle informazioni che arrivano dai recettori specifici della postura, situati in varie parti del corpo e in special modo a livello del piede, dell’occhio, dell’apparato di masticazione e deglutizione, del sistema vestibolare (situato nell’orecchio interno), della pelle, dei muscoli e delle articolazioni”.

Dimmi come ti muovi, e ti dirò chi sei, dunque. I primi, agli inizi degli anni Novanta, in Italia, ad accostarsi alla posturologia sono stati gli odontoiatri, osservando che molti dei loro pazienti accusavano fastidi a livello lombare, della colonna e del bacino. La posizione della mandibola, infatti, influenza la posizione del collo. Inoltre, un problema all’apparato masticatorio può ripercuotersi sulla parte bassa della colonna vertebrale. Ma c’è un’altra parte del corpo molto importante ai fini della nostra posizione nello spazio. “Quando qualcosa non va, e il dolore si fa sentire, il primo posto dove guardare è sotto i piedi”, afferma Maria Antonietta Fusco, docente di Posturologia plantare all’università di Palermo. Spesso maltrattati, i nostri piedi sono a tutti gli effetti un organo nervoso, e non solo una base di appoggio: nella pianta risiedono i sensori che ci dovrebbero avvertire delle variazioni del terreno.

Oggi i nostri piedi non riescono più a espletare le loro funzioni di meccanismi recettoriali e nervosi, complici secoli di scarpe e calzature sempre più complicate, insieme alla pratica di pavimentare il terreno. Una prova? “La lombalgia cronica, una malattia ormai endemica nei paesi occidentali industrializzati, è quasi completamente sconosciuta nei popoli aborigeni: camminare scalzi su un terreno naturale mette al riparo da molti problemi”, spiega la Fusco. “Invece di curare le patologie della schiena con farmaci, busti o corsetti si potrebbe guardare la pianta del piede e curarla. Così i dolori scomparirebbero, e anche la disposizione spaziale del tratto lombare tornerebbe alla normalità”, conclude.

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