Categorie: Spazio

Nessun cratere su Plutone (per ora)

Il cuore di Plutone è piatto. Dopo le anticipazioni sulle caratteristiche della superficie del pianeta nano, che mostravano montagne alte fino a 3,5 chilometri e l’assenza di crateri, nuovi tasselli si aggiungono al dettagliato mosaico che pian piano si va costruendo di Plutone grazie alla sonda New Horizons. E come già osservato, anche gli ultimi dati confermano l’assenza di crateri nella regione di Tombaugh (da Clyde Tombaugh che scoprì Plutone), la zona del cosiddetto cuore del pianeta (per via di quella somiglianza che ha portato però a leggerci anche ben altro, come testimoniano i numerosi meme sul caso).

L’immagine che ritrae questa zona pianeggiante rappresenta l’ingrandimento di un’area più o meno al centro del cuore del pianeta nano, formatasi circa 100 milioni di anni fa. Anche in questo caso siamo quindi di fronte ad un’area priva di crateri (pochi invece ne sono stati avvistati su Caronte), giovane e tutt’ora possibilmente attiva, della stessa età già stimata per le montagne ghiacciate avvistate su Plutone, a Sud di quest’area pianeggiante.

 

Questa pianura ghiacciata è stata chiamata Sputnik Planum, in onore al primo satellite artificiale in orbita, e mostra una superficie frammentata percorsa da solchi poco profondi di materiale leggermente più scuro, occasionalmente percorsi da quelle assimilabili a delle collinette. Ai margini di questa regione si osservano tante macchie, probabilmente piccole depressioni create dalla sublimazione (passaggio diretto da stato solido a gassoso) di materiale. Gli scienziati non sono sicuri di quali fenomeni possano essere all’origine di queste formazioni irregolari (lunghi circa 20 chilometri); potrebbero essere dovuti a una contrazione della superficie quanto a processi di rigonfiamento guidati dal calore interno del pianeta. Qualcosa di più su questa regione, e sulle striature scure forse formatesi per l’azione dei venti soffiati sulla superficie, si saprà man mano che New Horizon rispedirà sulla Terra i dati acquisiti durante il flyby su Plutone.

 

Ma i dati raccolti dalla sonda raccontano anche altro. Per esempio, con osservazioni compiute fino a 1.600 chilometri dalla superficie, sappiamo che l’atmosfera del pianeta, ricca di azoto, è alquanto estesa e oltre Plutone si estende una regione di gas ionizzato freddo per migliaia di chilometri (come se l’atmosfera fosse strappata via dal vento solare, spiegano gli esperti).

 

Infine dopo l’immagine abbozzata di Idra, è arrivata anche quella di Notte, il più piccolo dei satelliti di Plutone, con un diametro di circa 40 chilometri.

Via: Wired.it

Credits immagine:

 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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