Senza dormire non si apprende. La privazione del sonno, infatti, limita notevolmente l’attività dell’ippocampo, l’area del cervello dove ha sede la memoria codificata. Lo afferma un gruppo di neuroscienziati della Harvard University che ha presentato uno studio al convegno annuale della Society for Neuroscience.
La ricerca, guidata da Matthew Walzer, è frutto di un esperimento su 10 studenti universitari. Il test si è svolto in due fasi: nella prima, gli studenti dopo una notte trascorsa in viaggio e senza dormire dovevano visionare una serie di 30 parole; nella seconda, a distanza di due giorni e recuperato il sonno perso, è stato chiesto agli studenti di ricordare le parole visionate. Risultato: gli studenti “privati” del sonno ricordavano circa il 40 per cento in meno delle parole totali rispetto a un gruppo di controllo.
I ricercatori hanno inoltre trovato che il contenuto emotivo delle parole ha valore differente sulla memoria: le parole con valore negativo (per esempio, “tumore”) si ricordano più facilmente di quelle con valore positive (come “sorriso”). Secondo Walzer, si potrebbe trattare di una sorta di protezione contro una eventuale minaccia. Per individuare l’area del cervello responsabile, i ricercatori hanno ripetuto l’esperimento con un differente gruppo di studenti utilizzando la risonanza magnetica funzionale per monitorare le attività celebrali. È stata così rilevata una più bassa attività nell’ippocampo degli studenti carenti di sonno che in quelli riposati. (f.i.)
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