Categorie: Spazio

No, l’asteroide 2014 Kc46 non colpirà la Terra

Ancora una volta, pericolo scampato: l’asteroide 2014 Kc46 non colpirà la Terra. Avvistato nel maggio scorso, il corpo celeste del diametro di 100 metri era infatti stato classificato tra gli asteroidiche avevano una possibilità concreta, per quanto piccola, dientrare in collisione con il nostro pianeta. Il pericoloso rendezvousera previsto per il 2091, ma la distanza e le piccole dimensioni dell’oggetto rendevano estremamente complicate ulteriori osservazioni, necessarie per calcolare la sua rotta con precisione. A riuscire nell’impresa è stato il team di ricercatori del Large Binocular Telescope (Lbt), il grande telescopio internazionale che sorge in Arizona, e che vede il nostro Paese in prima fila grazie alla partecipazione dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica), le cui osservazioni hanno permesso di escludere definitivamente la possibilità di un impatto.

I 100 metri di diametro di 2014 Kc46 lo classificavano, anche se per un pelo, tra i Near Earth-Objects (o Neo, cioè corpi celesti a rischio di collisione con il nostro pianeta) il cui impatto con la Terra può provocare danni su scala globale. Per questo era di estrema importanza riuscire a calcolare con precisione la rotta su cui viaggia l’asteroide, per confermare, o escludere, il rischio di collisione. Andare a caccia di Neo però non è facile, perché a causa delle loro piccole dimensioni (almeno da un punto di vista astronomico) presentano una bassissima visibilità, e orbite complesse che li portano a sparire improvvisamente nelle profondità della Spazio per riapparire solo a mesi, se non anni di distanza.

Per 2014 Kc46 l’ultima finestra utile si sarebbe chiusa a novembre di quest’anno, ma l’asteroide si trovava già oltre l’orbita di Marte, ad una distanza che rendeva la sua osservazione una vera e propria sfida. Tra i pochissimi telescopi al mondo in grado di riuscirci c’era proprio l’Lbt, a cui l’Esa ha deciso di affidare il compito. I ricercatori del Large Bonocular Telescope si sono trovati quindi a effettuare la loro prima osservazione di un Neo in condizioni estreme: a causa della distanza infatti, l’asteroide infatti presentava una magnitudine di 26,3, cioè una luminosità bassissima, 4 milioni di miliardi di volte inferiore per esempio a quella di una Luna piena.

Il telescopio è riuscito però nell’impresa, raccogliendo dati sulla posizione dell’asteroide che hanno permesso al sistema europeoNeodyS, gestito dall’Università di Pisa in collaborazione con l’Esa, e al progetto Sentry del Jet Propulsion Laboratory della Nasa di calcolarne con precisione la rotta, escludendo con certezza la possibilità di un impatto con il nostro pianeta almeno per tutto il prossimo secolo.

“Questo risultato dimostra come sia di fondamentale importanza riuscire a condurre osservazioni di Neo in tempi molto rapidi, così da mettere in sicurezza la loro orbita”, ha spiegato all’Inaf Ettore Perozzi, responsabile delle operazioni presso il centro dell’Esa per la sorveglianza dei Neo. “Allo stesso tempo, conferma la straordinaria capacità che possiede Lbt di individuare oggetti celesti assai deboli e la cui posizione nel cielo non è nota con sufficiente precisione”.

Per ora dunque il pericolo è scampato, ma il lavoro dei cacciatori di asteroidi prosegue incessantemente. “I circa 11000 asteroidi che compaiono nei nostri elenchi, a cui se ne aggiungono un migliaio ogni anno, sono solo una frazione della popolazione reale”, ha aggiunto infatti Perozzi. “Sicuramente Lbt ci ha dato una grossa mano a risolvere un caso davvero complicato e speriamo di poter contare anche in futuro sul suo aiuto”.

Via: Wired.it

Credits immagine:  NASA/JPL via NASA Solar System Exploration/Flickr CC

 

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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