E’ il nostro compagno più inseparabile e intimo: ogni giorno gli dedichiamo circa 5 ore del nostro tempo, toccandolo almeno 2.617 volte. Noi italiani poi, non gli stacchiamo gli occhi di dosso nemmeno quando siamo al volante, anche se ciò causa 4 incidenti gravi su 5 (Istat). Insomma: con lo smartphone ormai viviamo in simbiosi, nel migliore dei casi. Nel peggiore, in una vera e propria dipendenza da smartphone, come suggerisce qualcuno, che la definisce NoMofobia (No-Mobile Fobia), condizione in cui prevale l’aspetto fobico, la paura di essere disconnesso. Sono stati già messi a punto e validati diversi strumenti per misurare questa sindrome, ma al momento l’unico test disponibile in italiano è l’NMP-Q sviluppato nel 2015 da Yoldrim e Correia, un questionario che si può compilare anche da soli, per scoprire se e quanto si è sviluppata una dipendenza dallo smartphone.
Accanto all’uso problematico di internet, anche l’utilizzo eccessivo del telefono e dei social media sta suscitando un crescente allarme nella comunità scientifica e tra gli operatori sanitari. Ormai, infatti, come per il fumo e l’alcol, la dipendenza da smartphone sta diventando un problema di salute pubblica. C’è di che preoccuparsi. L’uso dello smartphone sembra compromettere lo sviluppo della capacità cognitive e relazionali dei ragazzi, interferire con i processi di attenzione, memoria e autocontrollo negli adulti, ridurre l’efficienza sul lavoro, nella guida. E’ risaputo che gran parte degli incidenti stradali sono causati dall’interazione con lo smartphone, e che le persone che ne fanno un uso continuo rischiano più incidenti stradali, sia come conducenti sia come pedoni.
Le correlazioni tra uso eccessivo dello smartphone e alterazioni dei processi cognitivi, disturbo da panico, ansia, depressione, disturbi dell’attenzione, impulsività sono note, e confermate anche dalle modificazioni funzionali e strutturali nel cervello, riscontrate da studi sperimentali di neuroimaging. Un uso eccessivo dello smartphone, per esempio, facilita la tendenza a scegliere ricompense immediate anche piccole a scapito di vantaggi maggiori nel tempo: uno dei tratti che caratterizzano l’elevata impulsività e i soggetti più propensi al rischio. Nei soggetti ad elevato consumo dello smartphone, questo tipo di comportamento è correlato ad alterazioni nei circuiti neuronali che connettono la corteccia prefrontale – la regione che media, tra gli altri, i processi cognitivi e l’autocontrollo – con lo striato, un sistema cerebrale profondo che organizza le risposte motorie e codifica i comportamenti automatici e impulsivi. La stessa connessione che si rileva nel cervello di chi ha una dipendenza da sostanze.
Ma si può allora parlare di dipendenza da smartphone? Il dibattito è piuttosto accesso, ma l’ipotesi che certe forme di abuso dello smartphone debbano essere considerate dipendenze si sta progressivamente affermando, anche in ragione delle numerose analogie comportamentali ed emotive con le altre dipendenze, compreso il gioco d’azzardo. Per scoprire se si è a rischio di nomofobia, si può compilare il questionario NMP-Q, al momento è l’unico test per la nomofobia scientificamente validato per la lingua italiana. E’ composto da 20 affermazioni per le quali si deve esprimere il proprio accordo o disaccordo su una scala da 1 – se assolutamente non ci si riconosce con la descrizione – a 7, se si pensa che la descrizione rappresenti perfettamente la propria condizione. Per calcolare il proprio livello di dipendenza da smartphone occorrerà fare la somma dei valori assegnati a ogni singola affermazione. In fondo, sono riportate le istruzioni per interpretare il punteggio riportato.
Se non ho il mio smartphone con me…
Meno di 20: comportamenti d’uso dello smartphone del tutto sani e funzionali.
Tra 21 e 59: si può parlare di forme leggere di nomofobia, che non comportano alcun problema funzionale per l’individuo.
Tra 60 e 99: sono compresi i livelli moderati di nomofobia di cui è bene essere consapevoli per evitare che si arrivi a sviluppare forme di rapporto con lo smartphone che interferiscono gravemente con la vita, il lavoro e i rapporti affettivi e sociali. E’ la condizione più comune.
Tra 100 e 200: il soggetto sperimenta anche severi stati d’ansia quando non gli è possibile accedere costantemente al suo telefono: condizioni che si possono purtroppo accompagnare a disturbi cognitivi, fobia sociali, depressione, abuso di sostanze e altre dipendenze.
La versione integrale di questo articolo e altri approfondimenti sul tema delle dipendenze sono consultabili sul blog Psicoattivo.
Foto: Chaz McGregor via Unsplash
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c'è più un errore in questo test:
20 domande con max 7 pti => max 140 pti. Ma l'ultima fascia è fra 100 e 200. (sarà fra 100 e 140?? mah!)
e poi.... se rispondo 1 ad ogni domanda faccio 20 pti e nella prima fascia non rientro proprio mai! (invece di meno di 20 leggi solo 20)
inoltre.... se faccio 21 ho una lieve nomofobia? cioè vuol dire che tutti quanti hanno una leggera nomofobia solo per avere lo smartphone (perchè almeno un 2, fra tutte le risposte, lo metti!).
Test del bip!
le tue osservazioni sui punteggi possibili sono corrette, infatti se vai all'origine i conteggi sono come dici tu
https://www.psytoolkit.org/survey-library/nmp-q.html