Dal mal di testa all’infarto, al cancro del colon: l’utilità dell’aspirina è nota e verificata da tempo. Fino ad oggi si pensava che l’anti-infiammatorio più usato nel mondo agisse solo inibendo la ciclo-ossigenasi, l’enzima che regola la produzione di prostaglandine, sostanze che svolgono un ruolo fondamentale nel processo infiammatorio. Ora, grazie ad un nuovo studio condotto dai ricercatori dal Southwestern Medical Center dell’Università del Texas e pubblicato su Nature, è stato individuato un altro meccanismo d’azione dell’aspirina. L’infiammazione è provocata da una proteina cellulare, l’NF-kB, la cui azione, in condizioni normali, è inibita dall’enzima IkB. Se quest’ultimo viene distrutto, la proteina è libera di entrare nel nucleo della cellula e di attivare il processo a catena che porta all’infiammazione. L’aspirina, spiegano i ricercatori, arresta la distruzione dell’IkB, impedendo così all’NF-kB di entrare nel nucleo. La scoperta, spiegano gli scienziati, potrebbe portare alla sintesi di un nuovo anti-infiammatorio ancora più efficace, perché in grado di combinare l’azione sulle prostaglandine e sull’NF-kB. (l.g)