Nuovo direttore, vecchi problemi

“Abbiamo organizzato un pool di esperti per elaborare una bozza da proporre al governo, per sollecitarlo ad approvare una normativa speciale”. Parole di Eugenio Coccia, dal giugno scorso nuovo direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, ovvero il più grande centro di fisica astroparticellare e dei neutrini al mondo. Che negli ultimi mesi hanno attraversato vicende a dir poco burrascose, tra polemiche, incidenti e “dulcis in fundo” l’annuncio di chiusura. Una situazione, insomma, decisamente critica che non dà tregua ai laboratori dal 16 agosto del 2002 quando l’esperimento Borexino sversò 50 litri di pseudocumene (speciale olio utilizzato per rivelare i neutrini) nel vicino torrente Mavone. Il 29 maggio 2003, la guardia forestale sequestrò la stanza dell’esperimento e mise sotto inchiesta otto fra i dirigenti del laboratorio. Lo stesso giorno la direzione del laboratorio segnalò che il rischio di una commistione fra le acque reflue del laboratorio e quelle dell’acquedotto, e sospese l’attività di ricerca. Infine, lo scorso 11 giugno sempre la guardia forestale ha scoperto che rifiuti metallici contaminati dell’esperimento Macro sono stati abbandonati sul territorio o rivenduti come nuovi dalle aziende incaricate dello smaltimento, fra le quali la Edimo de L’Aquila. Il tutto in coincidenza con la scadenza del mandato del direttore precedente. Così, ora, Coccia deve iniziare il suo in un clima rovente. “La priorità, in questo momento, è l’avvio di Opera”, ha dichiarato Coccia, “l’esperimento che dovrà captare un fascio di neutrini che verrà emesso nel 2006 dal Cern, a Ginevra. Ma per arrivare in tempo all’appuntamento bisogna cominciare a lavorare subito”. Opera misurerà le “oscillazioni” dei neutrini, ovvero in che modo il loro stato quantistico cambierà durante il viaggio: un’osservazione di notevole importanza per la fisica fondamentale. Per l’esperimento si utilizzerà un software particolarmente versatile, per il quale sono già previste applicazioni per la diagnosi del tumore al seno. Il valore di Opera è stato riconosciuto dal Tribunale del Riesame di Teramo, che il 17 giugno ha consentito la ripresa delle attività di allestimento nei Laboratori. I problemi, però, non sono solo scientifici. “Le due parole d’ordine del mio mandato”, prosegue il neo-direttore, “saranno trasparenza e sicurezza”. Sul versante della comunicazione con i cittadini abruzzesi, Coccia intende sollecitare la formazione di comitati di visitatori, che si rechino periodicamente a vedere con i loro occhi le attività che si svolgono nei laboratori. Passando al versante della sicurezza, però, la situazione si complica. Effettivamente, non esiste una normativa speciale che riconosca un particolare status giuridico ai laboratori. Così le richieste di autorizzazione per le attività si moltiplicano. E le responsabilità sono multiple: dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) per le attività interne ai laboratori, delle ditte che hanno in appalto lo smaltimento dei rifiuti, dell’ente preposto per la gestione delle acque reflue, e così via. Tutto questo ha portato a vuoti amministrativi: “Il laboratorio”, dice Coccia, “prelevava le acque necessarie per il raffreddamento dei tubi senza autorizzazione. Porremo rimedio a questa situazione verificando il possesso di tutte le autorizzazioni necessarie”. E l’incidente di Borexino? “Si è trattato di un errore umano. Oggi i sistemi di sicurezza sono stati aggiornati per far fronte anche a queste emergenze”. Restano aperte le questioni della commistione delle acque reflue con quelle dell’acquedotto, e dello smaltimento abusivo dei rifiuti. “Per quanto riguarda il primo problema avremo cura di sollecitare il governo e gli organi competenti perché se ne occupino. Lo smaltimento, invece, è stato assegnato con regolari gare di appalto: non era compito del laboratorio verificare come veniva effettuato il lavoro”. Le intenzioni, insomma, sembrano buone. Anche perché se Borexino non dovesse rientrare in funzione entro pochi mesi, si potrebbe perdere il sostegno dei ricercatori statunitensi che ci stanno lavorando. E questo significherebbe la fine dell’esperimento. Tuttavia, finché non ci sarà un pacchetto di norme specifiche che stabilisce diritti e doveri, tutto resterà affidato alla buona volontà della direzione di turno.

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