Perché alcune persone sono più creative di altre?

via Pixabay

L’articolo è stato pubblicato in inglese su The Conversation. Traduzione a cura della Redazione di Galileo.

 

La creatività è spesso definita come l’abilità di farsi venire in mente idee nuove e utili. Come l’intelligenza, può essere considerata come una caratteristica che tutti – non soltanto i geni creativi come Picasso o Steve Jobbs – possiedono in qualche misura.

La creatività non consiste soltanto nella propria capacità di disegnare un’immagine o progettare un prodotto. Tutti abbiamo bisogno, nella vita quotidiana, di pensare in maniera creativa, sia che si tratti di capire cosa cucinare per cena riutilizzando gli avanzi, sia che si tratti di realizzare un travestimento per Halloween con i vestiti nel proprio armadio. I compiti creativi spaziano da quella che i ricercatori definiscono creatività con la “c-minuscola” – creare un sito Web, realizzare un regalo di compleanno o inventare uno scherzo divertente – alla alla creatività con la “C-maiuscola”, come scrivere un discorso, comporre una poesia o progettare un esperimento scientifico.

Negli ultimi anni, psicologi e neuroscienziati hanno iniziato a identificare processi del pensiero e regioni del cervello coinvolti nella creatività. Indizi recenti suggeriscono ad esempio che implichi una complessa interazione tra il pensiero spontaneo e quello controllato: l’abilità di raccogliere idee sorte spontaneamente e di valutarle in maniera ponderata per determinare se funzioneranno davvero.

Nonostante questi sviluppi, c’è però una domanda che continua a rimanere senza risposta: cosa rende alcune persone più creative di altre?

In un nuovo studio, io insieme ai miei colleghi abbiamo esaminato se la capacità di pensare in maniera creativa possa essere spiegate, in parte, tramite una connessione fra tre reti cerebrali.

La mappatura del cervello mentre si pensa in maniera creativa

Nello studio, abbiamo coinvolto 163 partecipanti che hanno completato un test tradizionale che riguarda il “pensiero divergente”, chiamato “alternate uses task” (compito degli usi alternativi), che richiede alle persone di pensare a nuovi e insoliti modi di utilizzare un oggetto. Non appena avevano completato questo compito, venivano sottoposti ad una scansione di risonanza magnetica funzionale fMRI, che misura il flusso di sangue fra le diverse parti del cervello.

Tale compito valuta l’abilità degli individui di trovare usi di un oggetto che si discostino da quelli comuni. Ad esempio, nello studio, abbiamo mostrato ai partecipanti diversi utensili su uno schermo, come un involucro esterno delle gomme da masticare o un calzino, e abbiamo chiesto di immaginare un modo creativo di usarli. Alcune risposte sono state più fantasiose di altre. Per il calzino, un partecipante ha suggerito di usarlo per scaldare i piedi – l’uso comune per questo oggetto – mentre un altro partecipante ha suggerito di utilizzarlo come sistema di filtraggio dell’acqua.

Abbiamo scoperto – un elemento importante – che le persone che sono riuscite meglio in questo compito tendevano anche a riferire di avere hobby e obiettivi più creativi, un dato che è in accordo con studi precedenti, che hanno dimostrato che questo test misura la capacità complessiva di pensare creativamente. Una volta terminato il test di pensiero creativo con la fMRI, abbiamo misurato la connettività funzionale fra tutte le regioni cerebrali – quanto intensamente l’attività in un’area cerebrale si collega a quella di un’altra area. Abbiamo anche valutato le idee per la loro originalità: gli utilizzi comuni (usare un calzino per scaldare i piedi) hanno ottenuto un punteggio inferiore mentre le idee più originali (usare un calzino come sistema di filtraggio dell’acqua) hanno ottenuto punteggi più alti.

Poi abbiamo messo in relazione il punteggio di creatività di ciascuna persona con tutte le possibili connessioni cerebrali (circa 35mila) e abbiamo rimosso quei collegamenti che, in base alla nostra analisi, non avevano un legame coi punteggi della creatività. Le restanti connessioni costituivano una rete “ad alta creatività”, un insieme di collegamenti molto importanti per dare vita a idee originali.

Due rappresentazioni mostrano i lobi del cervello che sono collegati nella rete altamente creativa. (immagine fornita dall’autore)

Dopo aver definito la rete, il nostro intento era quello di vedere se qualche individuo con connessioni più forti in questo network ad alta creatività ricevesse punteggi alti nei compiti. Così, abbiamo misurato la forza delle connessioni individuali in queste reti cerebrali e poi abbiamo utilizzato modelli predittivi per testare la possibilità di valutare i punteggi della creatività individuale.

I modelli hanno rivelato una correlazione significativa tra le previsioni dei punteggi di creatività e quelli realmente osservati. In altri termini, potremmo stimare quanto sono creative le idee di una persona sulla base della forza delle loro connessioni in questa rete.

Abbiamo ulteriormente messo alla prova l’ipotesi di poter prevedere l’abilità di pensare in maniera creativa all’interno di tre nuovi campioni di partecipanti, i cui dati cerebrali non erano stati usati per realizzare il modello del network. Complessivamente, le persone con connessioni più forti davano vita a idee migliori.

Cosa succede nella rete ad alta creatività

Abbiamo scoperto che le regioni del cervello all’interno della rete ad alta creatività appartenevano a tre specifici sistemi cerebrali: il network di default (reti predefinite), il salience network (le reti di rilievo) e le reti preposte a compiti esecutivi.

Il default network è un insieme di regioni cerebrali che si attivano quando le persone sono impegnate a dare libero sfogo al pensiero, ad esempio quando vagano con la mente, quando sognano ad occhi aperti e quando danno spazio all’immaginazione. Questa rete può giocare un ruolo chiave nello sviluppo di idee o nel brainstorming – nell’immaginare diverse possibili soluzioni per risolvere un problema.

L’executive control network, la rete di controllo esecutivo, è costituita da un gruppo di regioni che si attivano quando le persone hanno bisogno di mettere a fuoco o di controllare i propri processi mentali. Questa rete può giocare un ruolo chiave nella valutazione di un’idea o nel determinare se le idee di brainstorming funzioneranno davvero e nel modificarle per raggiungere un obiettivo creativo.

Il salience network comprende un insieme di aree cerebrali che agiscono come un interruttore che alterna l’utilizzo del default network e della rete esecutiva. Il salience network può svolgere un ruolo chiave nel promuovere l’alternanza fra l’avere un’idea e valutarla.

Una caratteristica interessante di questi tre network è che generalmente non vengono attivati contemporaneamente. Ad esempio, quando si accende il network esecutivo, quello di default viene solitamente disattivato. I nostri risultati suggeriscono che le persone creative sono più abili nell’attivare simultaneamente reti cerebrali che di solito funzionano in maniera separata. separatamente.

I nostri risultati indicano che il cervello creativo possiede delle connessioni differenti e che le persone creative presentano una maggiore abilità nel riuscire a impegnare sistemi cerebrali che usualmente non lavorano insieme. Questi risultati – un elemento interessante – sono in accordo con recenti studi di risonanza magnetica funzionale condotti su artisti professionisti, tra cui musicisti jazz che improvvisano brani, poeti che scrivono componimenti in un genere artistico nuovo e artisti visual che fanno uno schizzo per una copertina di un libro.

Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se queste reti sono malleabili oppure se sono relativamente fissate. Per esempio, prendere lezioni di disegno porta a una maggiore connessione all’interno di queste reti cerebrali? È possibile potenziare la capacità di pensare in maniera creativa modificando i collegamenti fra i network cerebrali?

Per ora, questi quesiti restano senza risposta. In qualità di ricercatori, abbiamo soltanto bisogno di mettere in moto i nostri network creativi per capire come rispondere.

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