Nutrizione artificiale: terapia, non assistenza

Non una misura assistenziale, bensì una terapia. A pronunciarsi così sulla nutrizione artificiale è la Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo (Sinpe) prima della ripresa dei lavori parlamentari per l’esame dei 10 disegni di legge sul testamento biologico in Senato.
In linea con quanto già espresso dalla Consulta il 16 ottobre scorso sul caso di Eluana Englaro, la ragazza di Lecco in stato vegetativo permanente dal 1992, la Sinpe ha dichiarato in un documento il proprio parere: la nutrizione artificiale non è assistenza ma un atto medico che solo lo specialista può prescrivere, seguire e interrompere. E ha chiesto, al termine del Congresso Nazionale che si è svolto a Monastier di Treviso, che si apra un dialogo senza pregiudizi sul tema per il bene dei pazienti.

I malati trattati a domicilio con nutrizione artificiale in Italia sono oltre 10mila, fra cui 1.500 in stato vegetativo permanente. In alcune situazioni cliniche, la nutrizione artificiale può essere l’unico o uno dei trattamenti necessari per mantenere il paziente in vita. Varie le reazioni alla dichiarazione della Sinpe, alla luce del fatto che considerare la nutrizione artificiale un atto medico può aprire la strada alla possibilità di interrompere questo tipo di trattamento. Se da una parte c’è chi, come il padre di Eluna Englaro, è contento della conferma da parte della comunità scientifica di quanto già stabilito dalla Suprema Corte sotto il profilo giuridico, resta invariata la posizione del mondo cattolico, secondo il quale la nutrizione e l’idratazione artificiali non possono in sé stesse costituire accanimento terapeutico perché non sono terapie, ma un mezzo naturale di conservazione della vita. “La nutrizione artificiale, sia che la si consideri come trattamento medico che come semplice assistenza, ‘è obbligatoria finchè il paziente ne ha bisogno, anche nei casi di stato vegetativo”, ha affermato monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita.

Secondo Ignazio Marino, il presidente della commissione Sanità del Senato, l’atto della Sinpe è rilevante proprio per la sa imparzialità e non si può non tenerne conto in sede di esame dei disegni di legge. “È un documento che non arriva da un gruppo di orientamento politico o culturale ma da un gruppo di scienziati che per competenza parlano di questo argomento, sottolineando proprio come la nutrizione artificiale sia un atto medico che utilizza prodotti nutritivi farmaceutici”, ha spiegato Marino. (r.p.)

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