Ambiente

Oceani: ora sappiamo meglio come nascono

La nave Joides Resolution con cui è stata effettuata la scoperta nel Mar Cinese Meridionale. Credit: UniPd

La deriva dei continenti ha compiuto più di 100 anni, e anche una teoria così importante inizia a mostrare i segni del tempo. Le dinamiche di rottura dei continenti e della formazione degli oceani, ad esempio, sono ancora oggi in parte misteriose, visto che i processi proposti inizialmente per spiegare le teorie formulate da Alfred Wegener nel 1915 (da cui è poi nata al teoria della tettonica delle placche) sono stati parzialmente smentiti dagli studi svolti negli ultimi decenni. Il quadro, estremamente complicato, oggi inizia però a farsi un po’ più chiaro grazie a uno studio pubblicato su Nature Geoscience, che rivela come nel Mar Cinese Meridionale potrebbe essere presente quello l’anello mancante tra le tipologie di formazione di nuovi oceani conosciute fino ad oggi. E tra i quasi 70 scienziati di tutto il mondo che hanno partecipato alla scoperta ci sono anche due italiani: il geofisico Jacopo Boaga dell’Università degli Studi di Padova, e Claudia Lupi, dell’Università di Pavia.

Il risultato nasce da una spedizione organizzata dal consorzio IODP (International Ocean Discovery Program) nel Mar Cinese Meridionale, proprio allo scopo di chiarire i misteri della rottura dei continenti e della creazione di nuovi oceani. La classica teoria della Tettonica delle Placche prevede infatti che la rottura delle placche continentali sia una risposta alla risalita termica dall’astenosfera (la fascia di crosta terrestre sottostante alla litosfera), seguita dalla formazione di nuova crosta oceanica legata a un’intensa attività vulcanica.

Il problema è che le previsioni della teoria sono state contraddette negli anni Novanta da studi dei margini continentali nord atlantici, dove non è stata riscontrata la presenza di intenso vulcanismo durante l’apertura dell’oceano, ma piuttosto una lunga estensione meccanica della crosta durata decine di milioni di anni prima che nuova crosta oceanica si formasse. Da quel momento i processi di apertura di nuovi oceani sono stati classificati secondo due tipologie molto differenti tra di loro.

Nel Mar Cinese però i ricercatori sono riusciti a trovare una nuovo processo di formazione intermedio, che permette di riconciliare i due modelli esistenti. La nave di ricerca Joides Resolution ha perforato e campionato il fondo oceanico, spingendosi ad oltre 1600 m di profondità al di sotto di fondali profondi sino a 4000 m. Le analisi condotte durante le perforazioni e sugli oltre 2.5 km di materiale campionato, hanno permesso ai 68 scienziati provenienti da 13 diversi Paesi che si sono avvicendati a bordo, di riconoscere come l’evoluzione del Mar Cinese Meridionale il processo di rottura è avvenuto con un moderato vulcanismo, ma è stato istantaneamente seguito dalla formazione di nuova crosta oceanica spessa sino a 5-6 km. Di fatto – chiariscono gli autori della scoperta – si tratta dell’anello mancante tra le diverse tipologie di rottura proposte fino ad oggi dalla Tettonica delle Placche.

Riferimenti: Nature Geoscience

Redazione Galileo

Gli interventi a cura della Redazione di Galileo.

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