Categorie: Società

Ogm, Dna e balene: i documenti scientifici di WikiLeaks

Tra le decine di migliaia di file nascosti nei server di WikiLeaks, ci sono alcuni documenti che non hanno attirato l’attenzione che meritano. Si tratta dei resoconti di inchieste, rapporti diplomatici, trattative e intrighi su temi importanti come la scienza, la ricerca e la tutela dell’ambiente. Ecco i più significativi. 

Il Vaticano e cibi geneticamente modificati Secondo WikiLeaks, nel 2008 il governo degli Usa ha fatto pressioni sul Vaticano perché rivedesse la sua posizione riguardo gli Ogm. La Santa Sede rifiutò, ma si fece promotrice di una critica sofisticata: “Una larga diffusione di cibo geneticamente modificato nei paesi in via di sviluppo potrebbe creare una forma di imperialismo economico utile solo ad arricchire le corporazioni multinazionali”. Come a dire, nessun dubbio sulla sicurezza degli Ogm, a patto che non diventino un modo per schiavizzare le popolazioni contadine delle nazioni più deboli. Come è successo in India, dove l’introduzione del cotone geneticamente modificato della azienda americana Monsanto ha spinto migliaia di contadini al suicidio. Ma questo non è l’unico file di WikiLeaks che riguarda le operazioni della Monsanto. Stando al sito di Assange, l’azienda americana è stata spesso ostacolata da organizzazioni anti-Ogm in Europa, complici anche alcune polemiche riguardanti il grano YieldGard, geneticamente modificato per produrre un pesticida che ha inquinato alcuni fiumi negli Stati Uniti. L’ambasciatore Usa in Francia, secondo WikiLeaks, avrebbe quindi esortato il governo americano a rispondere a queste critiche con un embargo economico nei confronti dei paesi dell’Unione Europea. 

L’affare Sea Shepherd Come riportato lo scorso 6 gennaio dal quotidiano Guardian, tra fine 2009 e inizio 2010, il governo giapponese ha chiesto aiuto agli americani per risolvere il problema Sea Shepherd, gruppo ambientalista che si batte da anni contro la caccia alle balene. Gli Stati Uniti hanno accettato, a patto che il Giappone diminuisse le sue quote di pesca di balene, e aiutasse a negoziare quote minori anche con l’Islanda, un’altra nazione dove si cacciano balene. In seguito, Washington ha chiesto alla International Whaling Commission, l’ente che si occupa di regolamentare la pesca dei cetacei, di “garantire la sicurezza nei mari”, riferendosi chiaramente agli attacchi della nave Sea Shepherd contro le baleniere giapponesi. Sempre secondo il Guardian, il governo britannico e altri paesi europei hanno rifiutato la proposta. 

Raccolta del Dna dei diplomatici Nel luglio 2009, il Dipartimento di Stato Usa ha ordinato ai diplomatici americani sparsi per il mondo di raccogliere impronte digitali, foto, scansioni dell’iride e campioni di Dna dei rappresentanti diplomatici di nazioni in Sudafrica, Medio Oriente, Cina, Cuba e Asia. Impronte e fotografie sono una pratica diffusa già da tempo, mentre Dna e scansioni dell’iride sono una novità utilizzata per verificare l’identità del soggetto. Nulla di insolito, anche perché le nazioni coinvolte sono tutte, se non nemiche, certamente non in buoni rapporti con gli Stati Uniti. Le richieste però non erano limitate a paesi ostili o potenzialmente pericolosi, ma anche a membri delle Nazioni Unite. I documenti svelati da WikiLeaks non dicono però come le informazioni raccolte sugli ufficiali Onu siano state utilizzate dagli americani.

Per il Tibet, il vero pericolo è il cambiamento climatico “Il Tibet sta morendo, abbiamo bisogno dell’aiuto degli americani”. Secondo WikiLeaks, a pronunciare queste parole sarebbe stato il Dalai Lama in persona. Ma il pericolo a cui si riferisce il leader non è la Cina, bensì il cambiamento climatico, l’inquinamento, la deforestazione che sta colpendo il Tibet. 

L’Inghilterra e il problema delle riserve marine Durante gli anni ’60 e ’70, l’Inghilterra ha concesso agli Stati Uniti l’utilizzo dell’arcipelago di Chago nell’Oceano Indiano per condurre test atomici, deportando i circa 2.000 abitanti. Sin da allora, gli ex-residenti hanno chiesto a Londra di poter tornare nel loro paese e, dopo i continui rifiuti del governo britannico, hanno portato la questione all’attenzione della Corte Europea per i diritti umani. Nell’Aprile 2010, l’Inghilterra ha trasformato quelle zone, un’area grande quanto la California, in riserva marina, rendendo di fatto molto difficile che la Corte Europea possa pronunciarsi a favore degli abitanti di Chago.

Fonte: Wired.it

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