Fisica e Matematica

Nuoto, il segreto è nelle mani

“È controintuitivo pensare che si dovrebbe remare con un forcone e non con un remo”, dice Adrian Bejan, professore di ingegneria meccanica alla Duke University. Eppure nel nuoto agonistico succede esattamente questo: molti dei nuotatori più veloci al mondo non si spingono nell’acqua con le dita delle mani ben chiuse, simili quindi a un remo, ma tengono invece le dita leggermente divaricate. E se finora questo fenomeno era solo osservato empiricamente, i ricercatori della Duke spiegano ora sul Journal of Theoretical Biology come mai questo stile funzioni così bene, chiamando in causa quello che in fisica è definito “strato limite di quantità di moto”.

Quando un oggetto solido si muove attraverso un fluido, lo strato in contatto con la sua superficie (lo strato limite), vi rimane “attaccato”, venendo così trascinato assieme all’oggetto. Se le dita di un nuotatore sono aperte esattamente nel modo giusto, ognuna di essere forma il suo strato limite, trascinandosi dietro una scia di acqua che crea un effetto simile a quello che si avrebbe con delle mani palmate. “È come avere delle membrane natatorie invisibili”, spiega Bejan.

Grazie a queste mani palmate, i nuotatori riescono a sollevarsi maggiormente al di fuori dell’acqua, guadagnando poi velocità mentre ricadono. I ricercatori hanno calcolato che in questo modo si può nuotare fino al 53 per cento più velocemente rispetto a chi nuota con le dita chiuse. A patto però di mantenere tra le dita una distanza ottimale, che massimizza la forza esercitata dalle mani durante il nuoto, individuata dagli scienziati grazie a simulazioni al computer: pari alla metà della larghezza delle dita.

La scoperta dei ricercatori statunitensi potrebbe ora avere applicazioni importanti per la creazione di robot capaci di nuotare e di nuovi sistemi di propulsione acquatica, ma potrebbe tornare utile anche a quanti volessero semplicemente migliorare il proprio stile libero. “Ho fatto un po’ di esperimenti anche io andando a nuotare”, dice Bejan, “e ora mi rendo conto che se apro le dita nel modo giusto, la forza con cui colpisco l’acqua è effettivamente molto maggiore”.

Riferimenti: Duke University

Credit immagine a marcopako /Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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  • E' vero. Sono un nuotatore a livello amatoriale e, nel mio piccolo, sono giunto anch'io alla stessa conclusione. Nuotare tenendo le dita leggermente distanziate le une dalle altre permette di spingere di piu'. Adesso mi avete speigato anche il perche', e confermato che non era solo una sensazione....

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