Un nuovo metodo che permette di rilevare la presenza di bifenoli policlorurati (Pcb), inquinanti chimici molto diffusi nei paesi industrializzati, e quindi di eliminarli, senza grossi dispendi energetici. È quanto ha messo a punto un’équipe di ricercatori guidati da Prashant Kamat dell’Università di Notre Dame in Indiana. I Pcb sono normalmente usati nella produzione di vernici, plastica, colla, e come fluidi idraulici e combustibili. Inoltre, composti simili, noti come diossine, sono prodotti dagli inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti nei centri urbani. Tutte queste sostanze sono tossiche e possibili agenti cancerogeni. Il metodo proposto dai ricercatori sfrutta alcune proprietà chimiche dell’ossido di zinco che, in presenza di Pcb anche a basse concentrazioni, emette luce verde (fluorescenza), e inoltre, esposto a luce ultravioletta, reagisce trasformandoli in sostanze del tutto innocue. Questo processo, già sperimentato con altre sostanze decontaminanti, è detto fotocatalisi. La quantità di luce verde emessa nella soluzione dalla pellicola di ossido di zinco aumenta gradualmente con l’avanzare del processo di decontaminazione, indicando così quando è possibile terminare l’irradiazione di luce ultravioletta. I risultati della ricerca americana, pubblicati su Journal of Physical Chemistry B, saranno ora sottoposti a ulteriori verifiche che ne valuteranno il possibile utilizzo commerciale. (p.m.)
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