Ossigeno da ascoltare

Dai villaggi più sperduti delle Ande, alle steppe asiatiche fino alle popolose città indiane e africane, negli ultimi dieci anni le radio comunitarie dei Paesi meno sviluppati hanno fatto registrare un vero boom. Piccole stazioni capaci di rafforzare il senso di appartenenza nei villaggi e di migliorare le condizioni di vita generali. A un mese dall’ottava conferenza dell’Associazione mondiale delle radio comunitarie (Amarc) Galileo ha incontrato Cheick Sekh, presidente della senegalese Radio Oxy-jeunes, per capire quanto la radio, madre di tutti i mass media, sia oggi più di ieri vero strumento del popolo.

Signor Sekh, che cos’è esattamente una radio comunitaria?

“Sono emittenti al servizio della popolazione che non commerciali. Trasmettono anche musica e parole ma, soprattutto, discutono i problemi, gestiscono le emergenze, pungolano le istituzioni cittadine con dibattiti e inchieste giornalistiche. In altre parole, restituiscono alla gente il controllo del territorio e la possibilità di un dialogo sociale. Diversamente i numerosi gruppi linguistici di una stessa città avrebbero molte difficoltà a comunicare”.

Come è nata radio Oxy-Jeunes?

“Eravamo un’associazione, il Forum della gioventù senegalese. Volevamo una radio per comunicare le nostre attività alla comunità di Pikine, l’enorme città-sobborgo alla periferia di Dakar (due volte gli abitanti della capitale). Pikine è estremamente disorganizzata: mancano quasi tutti i servizi fondamentali ed è abitata da gente giunta da tutto il Senegal per lavorare nella capitale. Presto ci siamo accorti che potevamo fare dei programmi per combattere la delinquenza, la tossicodipendenza, la disoccupazione, e per fare informazione locale. Dopo diversi anni di lotte per le licenze di trasmissione, nel luglio del 1999 è nata Radio Oxy-Jeunes (Roj). Parliamo il francese, ma anche il wolof, il principale idioma locale, e ogni giorno trasmettiamo notiziari in una terza lingua parlata a Pikine. Ci chiamiamo Oxy-jeunes perché la gente (e soprattutto i ragazzi) ha bisogno dell’ossigeno che viene dall’educazione e dall’informazione. Solo quando c’è ossigeno si respira e si cresce”.

Come vi finanziate?

“La radio vive principalmente sul volontariato della popolazione: un impegno che nasce dal senso di appartenenza. Intorno all’emittente ruotano 35 persone: due terzi sono volontari, gli altri hanno un contratto. Non ci sono finanziamenti esterni, eccetto piccole collaborazioni a programmi di sviluppo con organizzazioni internazionali o non governative, e all’affitto di spazi della programmazione”.

Ci racconti una delle vostre iniziative…

“Radio Oxy-Jeunes lavora per la gente di Pikine. Due anni fa alleviò decisamente il problema della raccolta dei rifiuti urbani in città. La municipalità aveva difficoltà a controllare la situazione e così la radio sensibilizzò la popolazione a non buttare le immondizie per strada, e diffuse l’invito ad attendere il passaggio del camion, indicando orari e percorsi. L’esperimento funzionò così bene che oggi in Senegal esiste una radio specializzata in questo tipo di servizi, chiamata FM Ambiente”.

Quali altre iniziative avete realizzato in questi anni?

“Tantissime, grandi e piccole. La radio si è occupata di programmi di aiuto e sviluppo, collaborando con le Nazioni Unite. Nell’ambito della lotta all’Aids, abbiamo messo in collegamento le organizzazioni che gestivano i programmi con le associazioni locali, facilitandone il confronto. Ma anche i piccoli servizi contano: molte persone rimaste in panne con la macchina durante un viaggio di centinaia di chilometri sono state aiutate dalla radio, che in assenza del telefono, ha più volte indicato l’emergenza e mobilitato la solidarietà delle persone più vicine alla zona dell’incidente”.

Quanto ha inciso la presenza di Radio Oxy-jeunes sul processo di democraticizzazione delle istituzioni cittadine?

“Durante le elezioni, abbiamo fornito una tempestiva informazione sui risultati del voto. Grazie ai telefoni cellulari, i nostri inviati comunicavano i primi dati già mezz’ora dopo la chiusura dei seggi, così da dare subito la tendenza, evitando contestazioni e avvicinando la gente alla politica. Per noi, comunque, la vera democrazia è permettere alle persone di incontrarsi, di parlare tra loro”.

Qual è il ruolo delle donne nella vostra radio?

“La partecipazione femminile non è ancora forte come vorremmo. Nel consiglio di amministrazione della radio sono soltanto quattro su venti membri. All’interno dello staff giornalistico e nella programmazione sono invece più presenti: molte di loro, infermiere, insegnanti o maestre mettono a disposizione gratuitamente le loro competenze e ne parlano alla radio. Diverse associazioni femminili utilizzano gli spazi della radio. Recentemente poi le donne di Radio Oxy-jeunes si sono costituite in associazione per avere un peso maggiore”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here