Over 65, chi può guidare e chi no

Mettere a punto uno standard per la valutazione delle abilità di guida delle persone anziane, che sia semplice e realmente applicabile ovunque. E, allo stesso tempo, pensare a tipologie di patenti che non limitino l’indipendenza, ma che possano abbassare il numero di incidenti sulle strade. Per esempio permettendo la guida nelle sole ore di luce a chi ha particolari problemi di vista. A sollevare la questione nell’editoriale del Canadian Medical Association Journal sono Noni MacDonald e Paul Hébert, rispettivamente redattrice e direttore della rivista, preoccupati del fatto che nel 2025 una persona su quattro in Canada sarà over 65.

Stando a uno studio di apparso nel 2006 su Accident Analysis and Prevention, le abilità di guida diminuiscono con l’età a partire dai 65 anni, fino a che, dai 75 in poi, il tasso di incidenti stradali supera quello provocato dai teenager. Esattamente come per la pensione – si legge nell’editoriale – sarebbe il caso di stabilire una sorta di linee guida che aiutino i medici a capire quando è il caso che una persona smetta di portare l’auto. Al momento, i medici misurano la vista e valutano eventuali problemi cognitivi e fisici. In molti casi, però, può essere estremamente difficile determinare se una condizione è così debilitante da rendere la guida pericolosa. I medici, in pratica, non hanno parametri oggettivi su cui basare la loro valutazione, e troppo spesso chiuderebbero un occhio davanti a una condizione che potrebbe avere serie conseguenze.

La questione non è certo semplice. In tutti i paesi industrializzati l’automobile è il sistema di spostamento privilegiato. Nelle aree suburbane e di campagna, dove vivono molti anziani, i trasporti pubblici sono spesso limitati e i taxi sono costosi o non disponibili. La preclusione alla guida può quindi portare all’isolamento sociale, alla perdita di indipendenza e anche al deterioramento della salute. “Come si bilancia la necessità di sicurezza pubblica con il bisogno di queste persone di rimanere in contato col mondo e indipendenti?”, si chiedono MacDonald e Hébert.

Di certo – scrivono – tagliare la testa al toro stabilendo un limite d’età non è né sensibile né appropriato perché gli over 65 sono una popolazione molto eterogenea per quanto riguarda salute fisica e capacità cognitive. Oltre all’adozione di un sistema di valutazione universale, il suggerimento degli autori è quello di pensare a patenti diversificate, che precludano solo determinate strade e determinati orari, in cui è più probabile che si verifichino incidenti. Le istituzioni, inoltre, dovrebbero prevedere programmi di counselling e magari supportare chi non può più guidare con incentivi finanziari, la promozione di auto di gruppo, il potenziamento ad hoc dei trasporti pubblici e il ricorso a navette sostitutive nelle aree periferiche meno coperte. “Senza questi servizi, gli anziani rischiano di finire troppo presto nelle case di riposo. Oggi si vedono troppe persone isolate e troppi utenti delle strade a rischio”, concludono gli autori. (t.m.)

Riferimenti: CMAJ 2010. DOI:10.1503/cmaj.100273 

Langford J, Methorst R, Hakamies-Blomqvist L. Older drivers do not have a high crash risk — a replication of low mileage bias. Accid Anal Prev 2006;38:574-8.

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