Pakistan, come eradicare la poliomielite

Più di 350 mila contro 406. Sono le persone rimaste paralizzate a causa della poliomielite nel 1988 e nel 2013, rispettivamente, nel mondo. Un andamento che ha fatto sperare per l’eradicazione di questa malattia. Nei primi sei mesi di quest’anno, però, in Pakistan si è verificato un picco che ha riacceso l’allarme, e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha imposto le vaccinazioni obbligatorie per i viaggiatori che attraversano quello stato, il Camerun e la Siria, dove i programmi di vaccinazione non esistono più anche a causa della guerra.

Un provvedimento che però rischia di essere inutile, secondo Zulfiqar Ahmed Bhutta, direttore del Center of Excellence in Women and Child Health dell’Aga Khan University di Karachi e co-direttore del Sick Kids Center for Global Child Health di Toronto (Canada), che questa settimana firma un commento su Nature. Anche perché in molti attraversano i confini senza passare per le frontiere. Per Bhutta, l’eradicazione della poliomielite nel mondo dipende piuttosto dal miglioramento della salute dei bambini in Pakistan (dove la malattia è ancora endemica, come anche in Afganistan e in Nigeria), e altri sforzi potrebbero persino essere controproducenti.

In che modo? Secondo la sua analisi, l’imposizione da parte dell’Oms di vaccinazioni per i viaggiatori favorirebbe l’opinione, sostenuta dai Talebani e diffusa tra la popolazione, che l’eradicazione della poliomielite appartenga a un programma estraneo ai loro interessi, imposto dalla comunità internazionale. La situazione appare davvero molto grave: da dicembre 2012, più di 80 operatori sanitari che lavoravano per eradicare la poliomileite sono stati uccisi.

Tre quarti dei casi di poliomielite registrati nei primi sei mesi del 2014 (88 in totale, contro i 18 dello stesso periodo del 2013) si sono verificati nelle Aree Tribali di Amministrazione Federale (Fata), povere e dilaniate da scontri fra governo e fondamentalisti, dove l’accesso degli operatori sanitari è gravemente ostacolato dai conflitti.

A metà giugno la situazione politica è peggiorata e 800.000 persone sono state allontanate da questi territori per motivi di sicurezza per un’offensiva militare nel Waziristan (nel Nord-Ovest): pradossalmente, ora vaccinare queste popolazioni potrebbe essere più semplice, facendo arrivare il vaccino anti-polio insieme alle altre cure per le famiglie rifuggiate.

“Proporre i vaccini come parte di un pacchetto di servizi sanitari è un modo migliore per coinvolgere le comunità locali e i leader religiosi che non proporre un ristretto e specifico programma anti-polio”, si legge nel commento. L’idea migliore, per Bhutta, è favorire attivamente la diffusione della vaccinazione anti-polio insieme ad altre come morbillo e polmonite, purtroppo ancora troppo poco diffuse. Attualmente solo il 54 per cento dei bambini riceve una copertura vaccinale completa, mentre è il 95 per cento nel vicino Bangladesh. Questa è l’occasione, conclude il medico, per eradicare la malattia a livello planetario.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/511285a

Credits immagine: Gates Foundation/Flickr

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