Tecnologia

Da Stanford arriva il palombaro robot

Il Capitano Nemo, probabilmente, ne sarebbe andato fiero. Non si chiama Nautilus, ma OceanOneK: si tratta di un robot palombaro in grado di esplorare i fondali marini alla ricerca di relitti di navi e aerei sommersi. Il robot, messo a punto dagli esperti della University of Stanford, è una sorta di ibrido simile a una sirena: umanoide nella parte superiore – la sua testa è un caschetto arancione con una sorta di mascherina azzurra, ed è dotato di tronco, braccia e mani – e meccanico in quella inferiore, dove al posto della pinna di coda è provvisto di otto acceleratori multi-direzionali che gli permettono di spostarsi con agilità nelle profondità marine. Si è già immerso dalle nostre parti: recentemente ha visitato, per esempio, il piroscafo Francesco Crispi, affondato nel 1943 nei pressi dell’Isola d’Elba mentre trasportava quasi mille soldati italiani, e un’antica nave romana del II secolo affondata vicino alla Corsica, dalla quale ha recuperato diversi preziosi reperti. “Non avevo mai provato niente del genere in vita mia”, ha commentato Oussama Khatib, tra i costruttori del robot. “Posso dire che sono stato io a toccare il Crispi a 500 metri di profondità. L’ho sentito”. Nei video potete ammirare OceanOneK in azione.

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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