Anche i pappagalli arrossiscono. Per la gioia

Arrossire è un gesto inconscio, ma carico di significato, che comunica immediatamente e senza possibilità di smentita i nostri stati emotivi. È così connaturata alla nostra specie che la riteniamo una caratteristica imprescindibilmente umana, ma non è così. Anche le are (i grandi pappagalli del Sud America), infatti, arrossiscono in presenza di specifiche emozioni. A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Plos One da un team di ricercatori appartenenti a diversi istituti di ricerca francesi.

A sinistra un pappagallo che arroscisce. Credit: A. Beraud

 

La ricerca ha studiato il comportamento di cinque esemplari di ara blu e gialla (o Ara ararauna) cresciuti in cattività e quindi abituati ad interagire con gli esseri umani. Partendo da numerose segnalazioni aneddotiche di arrossimenti nel mondo degli uccelli, i ricercatori hanno deciso di indagare la presenza di segnali non vocali che svolgano un ruolo nelle interazioni sociali di questi uccelli.

Nell’esperimento, i cinque animali sono stati posti in due differenti situazioni: una, valutata dai ricercatori come emotivamente positiva, in cui i loro padroni parlavano e interagivano con loro, e una seconda, negativa, in cui i padroni rimanevano in silenzio dando le spalle agli agli animali. E durante queste sedute i ricercatori hanno valutato due caratteristiche degli animali: la posizione delle piume, cioè se fossero o meno arruffate, e il colore delle loro “guance”, la parte glabra della faccia tra gli occhi e l’inizio del becco che caratterizza questi uccelli.

Quel che è emerso è che durante le sessioni di interazione con i padroni, lo scenario positivo, tutti e cinque gli uccelli arruffavano spesso le piume sulla cima del cranio e mostravano frequenti arrossimenti della pelle del volto. Statistica alla mano, i ricercatori ritengono di aver dimostrato che entrambi questi comportamenti sono molto più comuni quando gli animali sperimentano uno stato d’animo positivo, un segnale forse anche per loro involontario, correlato alla presenza di emozioni piacevoli.

“La cautela è d’obbligo quando si interpretano dati del genere, per via del campione così limitato da cui sono stati ottenuti – scrivono gli autori nello studio – ma noi riteniamo che l’arruffamento delle piume della testa e la variazione di colore della pelle forniscano degli indicatori facciali che riflettono i sentimenti soggettivi di questi uccelli”. Un indicazione importante, che per gli autori può aiutare a comprendere più a fondo la coscienza e l’estensione delle capacità cognitive di questi animali. Ma che può avere anche conseguenze più immediate. “Su un piano più pratico – scrivono – i pappagalli sono animali da compagnia estremamente popolari. Milioni di pappagalli vivono in cattività nelle nostre case, e comprendere i segnali visivi con coi comunicano i loro stati d’animo potrebbe rivelarsi importante per valutare la loro qualità di vita in cattività”.

Riferimenti: Plos One

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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