Parità e progresso passano anche dal telefonino

Sono 750 milioni le donne nei paesi a basso e medio reddito che possiedono un telefono cellulare. Tante, ma pur sempre un terzo (circa 300 milioni) in meno rispetto agli uomini. Lo rivela il rapporto “Women and Mobile: A Global Opportunity”, presentato dalla Gsm Association e dalla Cherie Blair Fundation for Women al Mobile World Congress, il più grande evento sulla telefonia mobile, in corso a Barcellona. Secondo il rapporto, colmare il divario potrebbe permettere alle donne di acquistare una maggiore sicurezza e indipendenza ed aumentare il loro reddito.

In paesi come Kenya, Bolivia, Pakistan, Egitto, Uganda e Messico, le donne che hanno un telefonino sono in media il 21 per cento in meno rispetto agli uomini. Se si guarda all’Africa nel complesso, però, la percentuale cresce al 23 per cento, in Medio Oriente al 24 e tocca il 37 per cento nell’Asia Meridionale. Per chiudere questo gap altri trecento milioni di donne dovrebbero avere a disposizione un telefono cellulare. Ad ostacolare il possesso di un telefonino sono in primo luogo fattori economici – costi elevati del dispositivo e delle tariffe – e sociali – percezione del telefonino come un bene non necessario, mancanza di istruzione e proibizione da parte del capo famiglia.

Ma perché dovrebbe essere così importante colmare questo gap di genere? Secondo il rapporto le donne che hanno un cellulare riportano di sentirsi più sicure e più a contatto con la famiglia, oltre che di avere maggiori possibilità di ottenere un lavoro. Il telefonino è anche in questi paesi uno strumento utile all’istruzione e al miglioramento della condizione sanitaria. Per esempio in Pakistan un progetto pilota dell’Unesco ha usato il cellulare come strumento di alfabetizzazione per 250 ragazze tra i 15 e i 24 anni, permettendo loro allo stesso tempo di ricevere informazioni riguardanti la salute.

Inoltre, ampliare l’uso del telefono cellulare in un paese sembra contribuire al suo sviluppo generale. Studi precedenti, infatti, hanno mostrato che a un aumento del dieci per cento nella penetrazione della telefonia mobile in un paese a basso e medio reddito corrisponde un aumento del Pil (Prodotto interno lordo) del 1,2 per cento. In India questo settore ha già creato 3,6 milioni di posti di lavoro e gli esperti si aspettano che questi aumentino nel prossimo futuro di un milione all’anno. Infine è stata osservata una stretta relazione tra i progressi socio-economici ottenibili da un paese e il miglioramento delle condizioni femminili nell’ambito sanitario, economico e dell’istruzione. “Poiché sono più in contatto con le famiglie ma anche con la comunità, le donne si sentono più sicure su diversi fronti, riescono a trovare più facilmente lavoro, avviano imprese, hanno accesso a conti bancari; riportano, insomma, numerosi benefici economici e sociali”, ha commentato Cherie Blair, fondatrice dell’omonima associazione.

Per colmare il divario, però, secondo il rapporto occorre mettere in atto diverse strategie. In primo luogo le stesse industrie delle telecomunicazioni che dovrebbero creare servizi più vicini alle esigenze delle comunità, come nuovi sistemi di pagamento (qualcosa in questo senso sta facendo, per esempio, Nokia, con il nuovo progetto pilota Nokia Money appena partito in India). In secondo luogo le comunità stesse dovrebbero valorizzare l’uso del telefonino, aumentando il numero di servizi come la diffusione di informazioni o di avvisi di carattere sanitario. Infine le istituzioni dovrebbero creare incentivi per l’acquisto di telefonini da parte delle donne e per lo sviluppo di servizi utili. (c.v.)

Riferimenti: Women and Mobile: A Global Opportunity

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