Parmitano in Italia: cosa ho rischiato nello Spazio

    “Ho parlato con la commissione d’inchiesta della Nasa, che sta cercando di fare luce sull’incidente avvenuto durante la mia seconda attività extraveicolare”. È Luca Parmitano in persona a dichiararlo, durante la sua prima conferenza stampa in Italia dopo i quasi 170 giorni trascorsi a bordo della Stazione spaziale Internazionale. Ci è parso in ottima forma, sebbene si stia ancora riabituando alla gravità terrestre che lo schiaccia “come se portassi su di me un altro me stesso”, come aveva rivelato all’indomani del suo atterraggio, loquace e sorridente come sempre. L’incidente cui ha fatto riferimento è quello del 16 luglio scorso, quando, come vi avevamo raccontato, mentre l’astronauta siciliano era fuori dalla Iss per la sua seconda passeggiata spaziale (quelle che in gergo, per l’appunto, si chiamano attività extraveicolari, o Eva), il suo casco iniziò a riempirsi di acqua, facendolo sentire “come un pesce rosso in una boccia”.

    “Vi amo tutti”: queste le prime parole che Luca ammette di aver detto ai suoi colleghi subito dopo essere stato tratto in salvo ed essere messo in sicurezza. Ma, subito dopo, “ha preso il sopravvento l’ufficiale (Parmitano è un maggiore dell’Aeronautica Militare, nda): ho stilato un rapporto e ho cercato di capire, anche confrontandomi con gli altri, cosa fosse successo”. A una prima analisi, l’incidente pareva inspiegabile. “Ma ora la Nasa ne è finalmente venuta a capo”, continua Luca. In sostanza, ci spiega, c’è stata un’avaria alla pompa che separa il flusso dell’acqua da quello dell’aria, che deve essere rimessa in circolo e tornare nel casco perché l’astronauta possa respirare. Lo strumento funziona grazie a una centrifuga che ruota a 19mila giri al minuto ed è dotata di 8 buchi per il drenaggio del liquido. Stando a quello che racconta Parmitano, questi fori si sarebbero completamente ostruiti – ancora non è chiaro il motivo – impedendo all’acqua di defluire. “A gravità zero, i liquidi non scorrono: l’acqua è tornata su per il tubo e ha formato questa bolla davanti al mio viso che mi ha completamente isolato, facendomi rischiare di affogare”.

    Fortunatamente, l’agenzia spaziale statunitense ha già preso le contromisure per evitare il ripetersi di incidenti del genere (che comunque, sottolinea l’astronauta, sono “eventi estremamente improbabili”). Le tute in uso nelle prossime Eva (di quelle che potrebbe indossare anche la nostra Samantha Cristoforetti, che fra poco salirà a bordo della Stazione) saranno dotate di un piccolo snorkel agganciato con del velcro che consentirà agli astronauti di respirare anche in condizioni di casco allagato. Parmitano ha ammesso che è stata l’esperienza da pilota sperimentale a consentigli di non perdere il controllo in quell’occasione. E gliel’ha confermato anche il capo della commissione di indagine: “Voglio che tu sappia che le tue azioni ti hanno salvato la vita”. Se ce ne fosse ancora bisogno, complimenti, Luca.

    Via: Wired.it

    Credits immagine: Nasa

    1 commento

    1. Siamo felici e orgogliosi di conoscere persone come Palmitano!
      Sia come astronauta che come personalità capace di ispirare coraggio nella ricerca e volontà di varcare i confini del sapere aquisiti: ottimo incentivo per i nostri ragazzi.
      Tanti auguri e ringraziamenti.
      Anna Maria

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