Passaggio a Sud-Est

Hanno sniffato, oppure fumato, iniettato, o ingoiato sostanze stupefacenti. Per disperazione o per divertimento, per noia o per dipendenza: sono 185 milioni le persone che nel mondo (il 3 per cento della popolazione totale) hanno fatto uso di droga nel 2003. Sono i dati che arrivano dal World Drug Report 2004, presentato il 25 giugno scorso a Mosca dall’United Nations Office on Drugs and Crime (Unodc). In cima alle preferenze resta la cannabis: almeno 150 milioni di persone l’hanno frequentata almeno una volta negli ultimi dodici mesi. In 38 milioni hanno invece ammesso di aver usato stimolanti di tipo anfetaminico. 13 milioni di persone hanno usato cocaina e 15 milioni oppiacei come l’eroina, la morfina e l’oppio. Dal rapporto emergono alcuni dati interessanti: in primo luogo, quello secondo cui il consumo di sostanze stupefacenti è in calo, così come sono in calo i decessi dei tossicodipendenti in Europa occidentale, (meno 20 per cento tra il 2000 e il 2002). Non solo: in molti paesi del mondo il totale delle morti per droga rappresenta una minima percentuale di quelle provocate da tabacco e alcool. Non mancano però gli aspetti negativi: i giovani restano la categoria più vulnerabile e aumenta la diffusione delle cosiddette nuove droghe, con otto milioni di consumatori di ecstasy. Preoccupante anche la diffusione dell’Hiv/Aids tra chi fa uso di sostanze per via endovenosa, soprattutto in Russia e negli altri paesi dell’ex blocco socialista, dove i casi di contagio rappresentano ancora l’80 per cento del totale. “Per certi versi, e per alcuni tipi di sostanze, il rapporto 2004 offre degli spunti di riflessione positiva”, spiega Antonio Maria Costa, direttore dell’Unodc. “Rispetto al passato, la situazione sembra migliorare: se guardiamo alla crescita della tossicodipendenza da oppiacei negli ultimi dieci anni, ci accorgiamo che da due anni a questa parte la spinta si sta esaurendo, e possiamo sperare in una riduzione ancora più accentuata in futuro”. Gli eroinomani oggi nel mondo sono 14 milioni, ma il consumo di eroina appare in calo in Europa occidentale, anche se resta stabile in Europa orientale e in Cina. “E’ da sottolineare il forte calo dei decessi causati da overdose, che per esempio per l’Italia è stato del 60 per cento negli ultimi tre anni”, continua Costa. “Per quanto riguarda la cocaina, invece, consumata soprattutto nelle Americhe, si registra un calo del suo uso tra i giovani degli Stati Uniti”. Sul fronte del traffico, si rileva uno spostamento del mercato mondiale dell’eroina dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo. A fare la parte del leone è l’Afghanistan, dove si concentrano circa i tre quarti (oltre 70 per cento) della produzione mondiale di oppio, che a livello mondiale si è assestata da un decennio sulle 4-5000 tonnellate. Ciò costituisce un rischio anche per la Russia e per i paesi ex sovietici dell’Asia Centrale, posti proprio al confine afgano e diventati territorio di smercio e di traffico. Buone notizie provengono anche dal fronte delle coltivazioni nelle due principali regioni produttrici di droghe. Nel Sud Est asiatico, le colture di papavero da oppio continuano a diminuire in Birmania e in Laos, mentre nella regione andina la produzione di coca è in declino per il quarto anno consecutivo, grazie agli sforzi per ridurre l’offerta dei tre principali paesi produttori, cioè Colombia, Perù e Bolivia. La coltivazione di coca è diminuita complessivamente del 30 per cento dal 1999 al 2003. Per quanto riguarda l’impatto sulla salute, il problema più grande è legato agli oppiacei. L’eroina colpisce di più in Asia, con il 67 per cento dei trattamenti di disintossicazione, e in Europa, con il 61 per cento. Le meta-amfetamine colpiscono, invece, soprattutto nel Sud Est Asiatico, la cocaina nel continente americano, mentre l’uso di cannabis si va espandendo sui mercati dell’Europa occidentale e orientale, così come in Africa. “Le statistiche a nostra disposizione, però, riguardano coloro che hanno fatto uso di droghe negli ultimi dodici mesi”, spiega Costa. “Dal momento che spesso la cannabis viene usata occasionalmente, si ritiene che la sua diffusione così registrata sia superiore a quella relativa a un abuso sostenuto”.Molti dei dati positivi registrati sono frutto di una politica di controlli e sequestri adottata dall’Unodc. “Non bastano il controllo dell’offerta e i sequestri, sebbene abbiano effetti immediati”, conclude il direttore dell’Unodc. “Bisogna lavorare soprattutto sul controllo della domanda: è fondamentale la prevenzione, il recupero dei tossicodipendenti, il ruolo della società, della scuola e dei mass media nel trattare questo problema”.

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